Io sono un girasole

Io amo molto quel periodo in cui nascono i girasoli, perché adoro tali piante.

Adoro il fatto che si nutrono solo della luce del sole e mi affascina il loro muoversi alla ricerca della luce.

Ecco io sono un girasole.

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Padre Angelo Arpa  è stata un’altra grande perla del mio paese.

gir2Gesuita coltissimo, visionario e di notorietà internazionale.

Amico di Fellini e difensore della “Dolce vita”, film condannato come immorale e vergognoso dal mondo cattolico “benpensante” di allora.

Ricordo che quando tornava in paese noi l’invitavamo a casa nostra dove mia mamma gli preparava delle minestre speciali.

E lui ci raccontava qualcosa della sua “vita vagabonda”.

A mio fratello piaceva tanto andare a ballare e mia mamma se ne inquietava e supplicava padre Angelo: “Lei, che sa come vanno le cose, dica una buona parola a mia figlio…

E lui scherzosamente interloquiva: “… ma signora Anna, non è peccato ballare; è peccato ballare male!

Mi parlava spesso del suo amico Fellini e degli altri artisti che lo consideravano un amico intimo e a lui si confidavano: Fellini, Rossellini, Pasolini, De Andrè, Flaiano, Rondi.

Quando poi seppe che mi preparavo a partire per l’Africa voleva a tutti i costi portarmi a Parigi per farmi incontrare con Anta Diop, assicurandomi che avrei trovato in lui un africanista di talento ed un amico.

Solo molto dopo, venni a sapere nei dettagli, della sua vita e della sua grandezza.

Fondò a Genova nel 1955 il Colombianum, un centro studi per far conoscere la cultura sud americana in Europa.

Organizzò – sempre al Colombianum – diversi mesi prima del concilio, un ciclo di conferenze.

Alla prima invitò il cardinale Frings, vescovo di Colonia, che lesse un testo preparato da uno studioso sconosciuto 34enne, Joseph Ratzinger.

Il testo piacque molto al card Siri che lo trasmise al Papa.

Giovanni XXIII chiamò il cardinale di Colonia a Roma per complimentarsi con lui; e fu da lì che il nome di Ratzinger cominciò a circolare nei sacri palazzi.

Nel 1965 organizzò a Città del Messico il primo festival cinematografico internazionale dell’America latina cui partecipò tutto il fior fiore della cinematografia latinoamericana.

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E lì lo raggiunse la notizia che era perseguito dalla giustizia italiana per truffa.

Certo Padre Angelo è stato imprudente e non ha dato peso agli allarmi dei suoi superiori che lo vedevano naufragare negli affari di finanza.

In realtà due persone di cui si fidava avevano profittato della sua buona fede per operazioni finanziarie illecite.

Rientrato in Italia fu incarcerato.

Evidentemente la sua notorietà ne fece un caso nazionale.

I gesuiti lo scaricarono e si ritrovò solo.

Riporto qualche brano della sua difesa, rivolta ai giudici e scritta di sua mano:

Voi dovete giudicarmi in nome della legge ed io vi debbo parlare in nome della verità.

Ci incontreremo se voi saprete liberarvi dall’ambizione di poter conoscere attraverso la legge ed io dalla presunzione di possedere la verità ad ogni costo…

In questo istante vorrei che sentiste la stessa pietà che io sento per me, non come eroe sfortunato, ma come un uomo che rientra da una lunga assenza, un soldato che ritorna dal fronte dopo aver combattuto non per le sue idee, ma per un’idea.

Per tale idea ha subito l’agguato e la paura, ha sofferto l’anonimato e il ridicolo e per tale idea porta nelle carni le piaghe della volgarità e dell’indifferenza.

Ma lasciatemi cosi: non sono sporco e neppure straniato, sono tanto ferito, ma se mi guardate dentro troverete ancora tanta luce e fra le pieghe dell’anima un fiorire sereno.

Questo è l’uomo che dovete giudicare, convinto della propria innocenza e amico dei vostri dubbi.

Se lo condannate salvate la legge, ma uccidete l’uomo, se lo assolvete, salvate l’uomo e non uccidete la legge…

Ci fu anche una  sanzione ecclesiastica nei suoi confronti.

Qualche anno dopo un difensore “non sospetto”, il cardinale Siri, dichiarava… “se tutto fosse dipeso dalla curia, credo che l’esito sarebbe stato diverso… comunque si tratta di un’inezia, e sono meravigliato che ad onta del segreto la notizia sia trapelata, per essere veramente distorta” (cioè di una procedura del tribunale ecclesiastico contro padre Arpa).

Mi pare, cioè, di leggere fra le righe il rammarico “tardivo” di  aver perso – o sprecato – un po’ stupidamente una persona ed un progetto di grandi speranze.

Lo rividi in seguito qualche altra volta a Roma sempre di fretta.

E lui sempre schivo non mi parlava mai dei suoi problemi e delle sue difficoltà.

Una domanda tuttavia mi ritornava sovente: “Di cosa vive quest’uomo che non è più nell’ordine dei gesuiti, e non è dentro una diocesi… Chi lo sta aiutando?

Amici fedeli di certo, ma altrettanto discreti gli davano una mano per sopravvivere.

E in questa solitudine sempre più grande si è spento questo amico che era Angelo di nome e di fatto per tanti, come lui, viandanti assetati di verità e di bellezza.

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Ecco cosa gli confidava Fellini qualche giorno prima di morire:

Angelo, sono oramai molti anni che ci conosciamo ed abbiamo attraversato molti bellissimi momenti insieme… ma debbo confessarti che quando penso a te, mi basta sapere che esisti…

 

Trascrivo alcune righe di questo grande gesuita visionario ed incompreso.

Sai, la solitudine non è tristezza, è comunione con la realtà senza schemi, senza filtri, senza quella maschera che ne nasconde i limiti.

Del resto, il segreto di una buona vecchiaia, non è altro che un patto onesto con la solitudine.

Sto pensando che la felicità sia possibile soltanto se contiene un margine di sofferenza.

Forse è questo il limite dell’uomo e la condizione per non illuderne la grandezza…

Se morissi ora non lascerei dietro di me nessuna opera immortale che potesse rendere i miei amici fieri della mia memoria.

Ma ho amato il principio della bellezza in ogni cosa ed alla verità non ho mai chiesto di scoprire il volto.

Mi è bastato di intuirne il fascino…

Vissi a lungo cosi, non so se libero o guidato, ma senza riuscire mai a placare quella voce, benevola o tiranna, fino a quando un altro giorno, sempre lei, mi precipitò in un’altra notte frantumata e felice; la notte del tempo.

Veleggiavo sul mare tranquillo, senza meta… ma la vela a sorpresa scomparve lasciandomi solo.

Sentii pietà per il mio essere spaesato e antico. Feci un grande sforzo per richiamare le memorie senza trama della mia esistenza.

Le consegnai d’istinto alla fede che ne aveva condiviso il cammino.

Poi mi voltai verso il cadere del sole.

Quanto cielo, mio Dio, e quanta pace.

Pensai a quanti mi avevano amato e creduto e dissi loro semplicemente cosi:

“vado, vado contento di esser vissuto e più contento di non morire”

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L’artista non è altro che un sovrano in cerca di terre sconosciute

 

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Tre sono le esperienze decisive della vita umana: la morte, la follia, e il carcere

 

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       L’ULTIMA NOTTE

       L’ultima notte è quella del gufo senza voce

       Delle stelle morte

       Di un urlo scontato

       Della paura dell’eterno.

       L’ultima notte

       È la mia uscita dal tempo.

 

 

                                   TUTTO

                                   Guardavo  stanotte le stelle

                                   Da solo pensando

                                   Quanto è grande

                                   Lo spazio di luce lassù noncurante.

                                   E più grande lo spazio

                                   Che attende

                                   Se l’estro di Dio non si stanca.

 

 

                                                                                              QUANDO NON CI SARO’ PIU’

                                                                                               Quando non ci sarò più

                                                                                               Non cercatemi.

                                                                                               Né qui né là, ma oltre

                                                                                               E poi ancora oltre…

                                                                                               Oltre dell’Oltre

                                                                                               Dove l’ultima stella

                                                                                               È anche la prima.

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