Il tamarindo (kily o madiro)

Il tamarindo maestoso presso il tribunale di Maintirano

Il tamarindo maestoso presso il tribunale a Maintirano

Si cercherà inutilmente nei dizionari o nelle raccolte di proverbi qualcosa di interessante su questa pianta. A mia conoscenza non è ancora stato inventato nessun proverbio per dirne l’utilità e l’unicità.

Eppure quest’albero enorme, che popola tutto l’ovest del Madagascar, è di straordinaria utilità. Spesso è attorno a lui che nascono i villaggi, ai suoi piedi si compiono i riti sacri per propiziare la protezione degli antenati, alla sua ombra si accolgono i viaggiatori e gli ospiti di passaggio e lì si regolano le contese in vista della riconciliazione fra famiglie.

Ma il kily è una piccola farmacia: le foglie, la corteccia, i frutti, le radici, il legno, tutto viene usato per curare. [1]

Non aspettiamoci, però, delle ricette precise e soprattutto ben dosate.

 

Usi medicinali di questa pianta

Fra i rami le bacche che contengono i grani, quasi secchi, un po’ aciduli: i frutti del tamarindo

Fra i rami le bacche che contengono i grani, quasi secchi, un po’ aciduli: i frutti del tamarindo

Piaghe dovute a ustioni o ferite: versare sulla ferita polvere ottenuta sfregando la parte interna della corteccia (che si è staccata da sola).

Infezione renale: bere decotto di radici di tamarindo.

Storte e slogature: utilizzare le radici (quelle a est dell’albero), grattugiarle, farne decotto e usare per massaggiare la parte malata.

Stato di estenuazione (causato da malattia prolungata o fatica estrema): le foglie vanno pestate nel mortaio e poi bollite. Bere il decotto.

Vermifugo: per i bambini sotto i due anni si prepara un decotto con polvere di corteccia e se ne fa bere un cucchiaio prima dei pasti; per quelli più grandi mettere a bagno in acqua calda i grani del frutto e bere prima dei pasti.

Tosse: le foglie vanno fatte bollire e se ne beve il decotto. A volte le foglie di tamarindo vanno bollite con pezzi di foglie di noce di cocco e pezzi di radice di zafferano.

Diuresi: per facilitare la diuresi utilizzare pezzi di radici (quelle che crescono verso est), ridurle in pezzetti molto piccoli, far bollire in acqua e bere.

Emicranie (che causano freddo, dolori al petto, dolore alla radice della lingua): le foglie vanno pestate nel mortaio, bollite in acqua; il malato, completamente avvolto da una coperta, respira i  vapori che salgono dalla bacinella.

Malaria: le foglie giovani vanno pestate dentro al mortaio, se ne fa della salsa da mangiare col riso.

Difficoltà a urinare:  ciuffi di foglie tenere e giovani bollite, passate al setaccio: berne il decotto.

Gonfiore agli orecchi: radici (che crescono ad est della pianta), con radici simili della pianta chiamata MATSITSO, grattugiate ed applicate alle parti gonfie.

Molto efficace anche per ridurre la presenza di albumina e diabete [2].

 

Qualche settimana fa arrivò qui a Betanatanana un guaritore portando una tanica piena di olio di tamarindo. Gli chiesi come fosse possibile estrarre olio dal tamarindo, mi assicurò che era possibile, ma che il suo ”prodotto”, composto anche di estratti di altri quattro alberi esotici, era davvero miracoloso. E miracoloso doveva essere perché nel volantino affisso al mercato assicurava che questo nuovo olio guariva una quarantina di malattie, dalle emorroidi al cancro, dal diabete all’infiammazione della prostata, all’epilessia, alla sterilità. Non curava invece l’appendicite!!! [3].

Copia del volantino diffuso a Betanatanana dal guaritore Ephrem

Copia del volantino diffuso a Betanatanana dal guaritore Ephrem

Insomma anche da queste parti scrocconi e imbroglioni non mancano !

don Riccardo

 

Qualche notizia in più

La pianta del tamarindo, nome scientifico Tamarindus indica, è un sempreverde della famiglia delle Leguminose; può raggiungere i 30 metri di altezza, i frutti sono baccelli contenenti semi.

In Italia il tamarindo si usa soprattutto sotto forma di sciroppo; all’estero, dove è conosciuto anche con il nome di dattero dell’India, viene invece utilizzata la polpa (ricavata dalla buccia privata dei semi) per ottenere salse e zuppe, accompagnata anche con il riso.

Il tamarindo è composto prevalentemente da zuccheri (57%), acqua (31%), acido tartarico (12%), che gli conferisce il gusto acido; un 5% è costituito da fibre alimentari, proteine, grassi. Tra le vitamine sono presenti la A, il complesso B, la C, la K e la E in minima quantità; tra i minerali troviamo invece potassio in abbondanza, fosforo, magnesio, sodio, calcio e selenio; tra gli aminoacidi lisina, triptofano e metionina.

Il tamarindo è utile in caso di problemi digestivi, è un ottimo regolatore intestinale, grazie agli acidi organici contenuti nella sua polpa; la marmellata da essa ottenuta, non provocando dolori al colon, può essere somministrata anche ai bambini. Possiede anche proprietà antibatteriche e antifebbrili (in caso di febbri reumatiche), mentre nelle Filippine le foglie si usano per curare febbri malariche e in India viene impiegato per curare il mal di denti. Durante l’estate lo sciroppo si può utilizzare per reintegrare la perdita di sali minerali dovuta alla sudorazione. Recenti studi hanno evidenziato la presenza, nella polpa, di antiossidanti come gli acidi caffeico ed ellagico.


 

[1] Nella farmacia del tamarindo c’è anche un prodotto esclusivo, una vera specialità della casa!

3eQuesta piccola molecola si chiama (3E)-2,5-dioxo-3-hexenale

Il suo nome “chimico” racconta come è fatta: è una catena lunga 6 atomi di C (hex-), nella catena in posizione 3 c’è un doppio legame (3-hexen), si tratta di una aldeide (-ale) ovvero il primo C della catena ha legati un ossigeno ed un idrogeno, mentre in posizione 2 e 5 i C hanno anche essi un ossigeno legato (2,5-dioxo-). Infine l’indicazione (3E) rivela che i gruppi legati ai carboni coinvolti nel doppio legame stanno in posizione reciprocamente opposta (E=entgegen, parola tedesca per “opposto”).

Fantastico vero? Il solo nome ci dice quasi tutto di questa molecola!

Ma se non siete chimici e questa storia non vi ha appassionato per niente, magari vi interesserà sapere  che il nome “comune” di questa molecola è TAMARINDIENALE!

Il tamarindienale è presente quasi esclusivamente nella polpa dei frutti del tamarindo ed è una delle sostanze responsabili della sua azione fungicida ed antibatterica.

 

glucosio

Glucosio

[2] Tra i vari usi del tamarindo, il suo uso per contrastare il diabete è forse il più impressionante, non sono molti infatti i rimedi fitoterapici suggeriti per questa malattia.

Insulina

Insulina

Il diabete è una malattia cronica caratterizzata da iperglicemia, ovvero da un elevato livello di glucosio nel sangue, dovuta all’alterata quantità o funzione dell’insulina. L’insulina è l’ormone, prodotto dal pancreas, che consente al glucosio l’ingresso nelle cellule ed il suo utilizzo come fonte energetica. Quando questo meccanismo è alterato, il glucosio si accumula nel circolo sanguigno e questo provoca una complessa serie di alterazioni del normale stato fisiologico ed una serie di conseguenze nefaste a breve e/o a lungo termine.

L’attività antidiabetica del tamarindo (estratto dei semi e della polpa del frutto)  sembra trovare la sua base scientifica in due diversi meccanismi (Parvin A. et al. Britsh J.  Pharm. Res., 2013, vol. 3, pag. 1094 e Ghosh Roy M. et al.  Adv. in Nat. Appl. Sci., 2010,  vol. 4, pag. 159) ovvero: – l’inibizione dell’assorbimento del glucosio a livello intestinale, dovuta a pectine e fibre e  – l’ azione antiossidante dei flavonoidi e, più in generale, dei polifenoli quali l’acido caffeico (che si trova anche nel caffè, ma NON è parente della caffeina!) e l’acido ellagico.

Acido caffeico Acido 3-(3,4-Diidrossifenil)-2-propenoico

Acido caffeico
Acido 3-(3,4-Diidrossifenil)-2-propenoico

Acido ellagico 2,3,7,8-Tetraidrossi-cromeno[5,4,3-cde]cromene-5,10-dione

Acido ellagico
2,3,7,8-Tetraidrossi-cromeno[5,4,3-cde]cromene-5,10-dione

 

Queste due ultime molecole sono studiate anche per loro presunte proprietà anticancerogene.

 

[3] Da ACE-inibitore a Verrucolitico sono 548 le attività farmacologiche documentate per le sostanze contenute nelle varie parti del tamarindo [Dr. Duke’s Phytochemical and Ethnobotanical Databases. (Online Database)]: una vera farmacia! Che il guaritore avesse ragione?