Don Riccardo – 25/02/2015

Cari  amici,

vi chiedo scusa per il mio silenzio dovuto a motivi diversi. Come forse saprete, sono ancora in Italia, per motivi indipendenti dalla mia volontà. Ma il lavoro non manca. Appena arrivato in Italia, su invito dei confratelli della Costa d’Avorio, mi sono recato a Bonoua, che è stata la culla delle missioni orionine in Africa.

Ritornavo con emozione e curiosità… dopo oltre quarant’anni di assenza! E’ stato un viaggio pieno di incontri…

E poi ho scoperto che da quei pochi semi gettati c’è stata una “crescita spettacolare”. Incontrando i cristiani di Bonoua ho ricordato loro l’immenso debito di gratitudine che avevo nei loro confronti, poiché da giovane studentello ero ancora un po’ immaturo… La prima gioia è stata vedere i tanti giovani orionini, studenti e preti. La messa è stata decisamente molto al di sopra delle speranze! E come fanno gli studenti maggiori al momento di consegnare la bandiera ai cadetti, ho detto loro, con un nodo alla gola: ”Je te passe le drapeau: garde-le tout haut” (ti passo la bandiera: stringila forte e ben in alto.)

Preghiera alla tomba di Athanase

Preghiera alla tomba di Athanase

A conclusione di questo primo incontro non poteva mancare il pellegrinaggio alla tomba di Athanase, il catechista che per quasi 50 anni ha portato intere generazioni alla Chiesa di Bonoua.

Il secondo incontro, non meno esaltante del primo, è stato con Raymond. Era un allievo del 1° anno della scuola professionale, che avevamo messo in piedi con Fausto. Era una classe “irrequieta” e le due suorine spagnole che vi insegnavano francese, matematica e fisica avevano qualche difficoltà a “maneggiarla”. E Raymond aveva un “bel caratterino”, come suol dirsi. Suor Annamaria si ricorda ancora oggi che un giorno Raymond, al momento del suo ingresso in aula, si voltò contro il muro e vi rimase per tutta la durata della lezione. Se l’insegnante si lamentava che l’allievo era sfrontato, l’allievo a sua volta si sentiva “umiliato” da qualche espressione colorita, ma poco rispettosa, che tornava spesso sulla bocca dell’insegnante.

Il Vescovo Raymond

Il Vescovo Raymond

Raymond finita la scuola era andato a lavorare. Là il Signore lo ha chiamato. Entrato in seminario, divenuto prete ha cominciato il suo ministero. Le difficoltà e le incomprensioni non sono mancate, ma lui è stato fedele. E poi è stato mandato in Kenia per continuare gli studi che ha terminato con un dottorato in scienze bibliche.

Consacrato vescovo della nuova diocesi di Grand Bassam, appena cinquantenne, è il primo orionino africano vescovo.

E’ stata, quindi, una grande gioia vederlo e soprattutto vedere che ha buone carte per esser, come dice Papa Francesco, un pastore che ha l’odore della pecore. Un augurio a Raymond che prosegua decisamente l’inculturazione del Vangelo fra gli Abouré, la sua etnia.

Il terzo incontro l’ho avuto con gli studenti orionini che studiano filosofia e teologia. Li ho incontrati separatamente, visto che sono abbastanza “distanti” fra di loro. E tuttavia li ho sentiti straordinariamente interessati alle vicende di Betanatanana. Il sud della Costa d’Avorio è molto “cristianizzato”; la situazione politica, dopo la sanguinosa guerra civile, sta evolvendo bene, grazie a Dio, e le comunicazioni  sono infinitamente più facili che nella regione ovest del Madagascar, che noi conosciamo. Quindi l’ovest è per loro un mondo… fuori dal mondo. La povertà, le difficoltà di accesso, gli stili di evangelizzazione, l’approccio della cultura, questo e altro hanno alimentato lo scambio di qualche ora di dialogo. Chissà che in seguito qualche ivoriano venga missionario in Madagascar.

Il quarto incontro è stato con l’arte africana. Non parlo della “grande arte”, ma di quella umile degli artigiani che confezionano con le loro mani oggetti con la speranza di venderli a turisti bianchi che molto molto difficilmente potranno capirli ed apprezzarli e che, con più probabilità, utilizzeranno come “trofei di caccia” per adornare le loro case.

Il tabernacolo di Bonoua

Il tabernacolo di Bonoua

Ho contemplato a lungo il tabernacolo di Bonoua fatto da mani ignote: l’artista ha materializzato il Natale nell’Eucaristia.

Alla base i due cherubini che volti verso l’alto sostengono con le mani ” il seggio di gloria”. Per un Abouré il seggio è “riservato” al re, una dimora tutta speciale quindi. La dimora sacra per eccellenza, “non sostenuta da mani d’uomo”.

Il tabernacolo, poi, è per eccellenza “la dimora di Dio fra gli uomini “, il luogo di incontro fra Dio e l’uomo. Dio si fa cibo e presenza. Suo commensale è l’uomo invitato a “venire e vedere”, così come disse Gesù ai discepoli che gli chiedevano dove abitasse.

L’artista ci dice che “Dio prende casa fra noi”. Ma la Sua casa è proprio la capanna rotonda, africana. “Dio quindi non dimora solo nelle belle e ricche chiese dell’occidente, ma si incarna anche nelle umili dimore dell’Africa. E’ lì che voi lo troverete”, sembra dirci questo artista grande e anonimo.

Altri luoghi d’arte sono stati il santuario a MARIA MADRE DI OGNI GRAZIA. Frutto della fede e del talento di un architetto italiano, è veramente luogo d’arte e di preghiera, di preghiera e di arte africana.

Artigianato BonouaNegli stands di artigianato lungo la strada verso Grand Bassam ho visto la dignità, la fierezza, la povertà di tanti artigiani, che, a causa delle guerre nel sud Sahel, hanno lasciato i loro paesi: Mali, Niger, Burkina Faso, Guinea, per cercare in Costa d’Avorio di che vivere. Con la guerra civile i contatti con l’estero si sono bruscamente interrotti. Adesso che i turisti sono volati via, sono quasi alla fame.

Quasi con le lacrime agli occhi mi supplicavano di comprare qualcosa. Cosa perde un Paese che non può conservare per sé i propri artisti: è un Paese che perde una ricchezza immensa, come veder partire i propri scienziati verso l’estero. Una perdita irreparabile, perché perde la propria anima.

 

IL  CIMITERO  DI  ONO

Ananas SalciNon poteva mancare, però, la sorpresa, stavolta davvero amara. Sono passato a ONO (una volta lo si chiamava ONO SALCI, dal nome dell’omonima fabbrica che produceva ananas in scatola): un tempo era un grande villaggio di almeno 4000-5000 abitanti; duemila lavoravano alle dipendenze della SALCI. Era un villaggio fiorente e attorno alla fabbrica c’erano oltre 20.000 ettari coltivati ad ananas. Ricordo che c’erano moltissimi operai che venivano dal Burkina Faso a lavorare lì. C’era una fiorente comunità cristiana, ragion per cui la congregazione spagnola delle Domenicane dell’Annunciata aveva scelto questo posto per cominciare la sua missione in Africa. Mi innamorai di quel posto e di quella gente e decisi quindi fare due soggiorni in Alto Volta per imparare il Moré (la lingua parlata dagli operai immigrati del Burkina Faso).

Gli uffici della fabbrica abbandonati ed invasi dall'erba

Gli uffici della fabbrica abbandonati ed invasi dall’erba

Mi era stato detto che la multinazionale SALCI era fallita e che il villaggio era adesso una “larva”, ma non immaginavo neppure lontanamente l’entità del disastro!

L’immenso ananas, una volta simbolo della fabbrica, è adesso la “sentinella” che ricorda i tempi andati. Migliaia di contadini sono stati travolti dal fallimento della società a cui peraltro avevano devoluto, in forme giuridiche confuse, i loro terreni. E adesso ciò che rimane è il contenzioso aperto su chi sia, giuridicamente, il proprietario di tutti questi terreni.

Fondamenta fabbrica SalciI responsabili della fabbrica se ne sono andati abbandonando la gente a se stessa. Molti operai lamentano di non essere stati pagati. Il ministero competente è stato latitante davanti a questo disastro. La gente inferocita ha letteralmente “smantellato” la fabbrica di cui rimangono -poco visibili- le fondamenta.

Laguna di Ono

Laguna di Ono

Anche la laguna, che prima era pescosa e tutta pulita, porta adesso i segni del degrado e dell’inquinamento. Semi-interrata oramai dai depositi pluviali, sta scomparendo.

Sicuramente una vicenda dolorosa di cui la popolazione porta ancora le ferite.

 

Venendo via debbo dire che quello che ho visto mi dà l’immagine di un Paese che si sta rapidamente riprendendo dalla guerra civile di qualche anno fa. E’ un Paese giovane che cresce rapidamente.

Anche la Chiesa che ho visto è cresciuta molto, e non solo numericamente, a immagine di una Chiesa presente in molti Paesi del sud del mondo e pronta oramai a giocare, in seno alla chiesa universale, un ruolo ben più importante di quello giocato finora .

Abbiamo cominciato la Quaresima, occasione straordinaria di conversione, di penitenza, ma soprattutto di incontro con il Signore. Forse qualcuno di noi non si ricorda più come si prega.

Donna Bonoua in preghiera

Questa donna del popolo con le mani aperte e il cuore spalancato a Dio ci ricorda che la preghiera dei poveri è davvero scuola di preghiera.

Auguri di buona Quaresima a tutti.

                      Riccardo