Don Riccardo – 22/12/2015

Carissimi,

in questi mesi tutto è corso via fin troppo in fretta.

                                                                     

Nei mesi scorsi ci sono state le elezioni dei deputati e dei sindaci, con molti imbrogli e frodi che hanno tenuto in tensione il paese… Inutili i ricorsi ovviamente. E poi la quotidianità ha ripreso il sopravvento. Furti di zebù e sparatorie sono ripresi come prima, così come il malgoverno e la corruzione.

Per almeno tre mesi è stato uno stillicidio: ogni settimana qualche furto, con relative sparatorie con morti e feriti. Quanti? Tre o quattro ogni settimana. Poi finalmente qualcuno ha deciso che bisognava lasciar qui in permanenza i gendarmi. A Betanatanana le cose sembravano calmarsi.


fucile 1Però il 23 ottobre un altro fatto di sangue, in un piccolo villaggio a tre km da qui, che credo rimarrà a lungo nella memoria di noi tutti, poiché molto più violento degli altri e che ha lasciato sul campo undici cadaveri. Una dodicesima vittima è stata uccisa con un colpo alla schiena, a freddo, dai gendarmi stessi, il sabato, giorno di mercato a Betanatanana. Era stato lui a far venire i “malaso” (si chiamano così i ladri di bestiame) da oltre 200 km ed aveva facilitato le cose conducendo gli zebù fuori dal villaggio. Dopo questo shock, abbiamo avuto le “solite” promesse degli amministratori, che ci assicurano che adesso tutto andrà a posto, grazie anche alla campagna per l’introduzione della carta d’identità obbligatoria per tutti. Altre spese e “tracasseries”.  E poi la smentita di chi si fa beffe dello Stato. A circa 40 km da qui, quattro giorni fa, altro assalto. Ma stavolta le cose sono state fatte alla grande: 70 uomini hanno “ripulito” alcuni villaggi, andandosene con oltre 700 zebù e cinque ostaggi! I gendarmi, arrivati il giorno dopo, sono tornati indietro senza inseguirli, perché ritenuto troppo rischioso.

                                                                                  

CinesiAnche noi adesso, come in tanti luoghi dell’Africa, abbiamo nuovi inquilini: sono arrivati anche qui i cinesi. Ci sono da alcuni mesi ormai. Tempo fa avevamo visto arrivare delle camionette con dei cinesi, accompagnati da scorte di militari.  Erano i geologi, che dalle carte che consultavano, cercavano di reperire i posti dove trovare preziosi fossili.

Ora che il trattore Ferguson, nuovo di pacca, ci fa visita ogni settimana, siamo davvero “dentro il giro”.  Infatti il rimorchio riparte pieno di almeno quattro tonnellate di pietre grezze. Cercano pietre dure. PietreLe più apprezzate sono le “agathes bleues”.  E così, ad esempio, il mio amico David, oltre la sessantina, che non ha risaie, ma ha una famiglia numerosa di figli e nipoti, passa mesi e mesi laggiù tra i campi a scavare. Sta diventando molto competente nello scavare le buche e cercare i preziosi reperti. Come lui tanti altri, che non hanno altre risorse per guadagnarsi da vivere. Sa bene che i cinesi cercano pietre così! Sa appena leggere e scrivere, ma è diventato rapidamente esperto di pietre.

La foto qui sotto dice in tutta la sua durezza le fatiche di questa gente per scavare e trovare le pietre.

Pietre2

E ovviamente i cinesi hanno tutto l’interesse a buttarsi in questo lucroso business dove i perdenti sono, come prevedibile, i nostri contadini, pagati una miseria: passano sette/otto ore al giorno dentro le buche, nel fango, a caccia di pietre.

                                                                              

Matrimonio

Primo matrimonio a Betanatanana di questi due giovani nella foto, che lo sollecitavano da qualche tempo, celebrato nel nuovo spazio adibito provvisoriamente a cappella. Ci siamo appena lasciati alle spalle il sinodo sulla famiglia voluto da papa Francesco. Neppure qui nel Melaky la famiglia “gode di buona salute”. Chiesa e Stato non riescono a mettersi d’accordo per “semplificare” le cose e così la gente anziché uno, dovrebbe fare tre matrimoni. Il primo, quello più importante, è il matrimonio secondo le tradizioni etniche. Io, prima diffidente, ora sono pienamente d’accordo sulla sua importanza. Direi che la chiesa malgascia dovrebbe valorizzare molto di più questa ricchezza umana e culturale. E’ normale che sia data attestazione pubblica ai genitori ed alla famiglia della ragazza per averla cresciuta e preparata alla vita. Non dimentichiamo che si tratta anche di “alleanza fra famiglie” ed è una garanzia supplementare sulla sua “tenuta”. In comune si fa il matrimonio civile, il secondo, che la chiesa è “obbligata ad esigere” secondo le leggi francesi di inizio ‘900.

E poi c’è il matrimonio religioso, che qui dalle nostre parti è ancora  un fatto di élite. E la gente fatica molto a capirne l’utilità. I mali denunciati dal sinodo sono purtroppo veri anche qui. Magari anche qualcuno in più. Sarà una bella sfida per la catechesi di questi prossimi anni.

                                                                              

Una storia per Natale… (ma non di buonismo). Qualche sera fa mi vedo davanti due ragazzini e chiedo loro come vanno le cose. Erano particolarmente eccitati. Stiamo introducendo la possibilità, per i ragazzi più brillanti, di passare alla classe superiore nei primi mesi dell’anno scolastico. Ed i miei due ragazzini venivano a dirmi, con gli occhi radiosi, che ora sono in seconda media. Uno di loro si chiama Sàntatra e ha una storia che vi riassumo in poche righe. L’avevo trovato a dicembre dello scorso anno che “vagava” per Betanatànana e gli avevo chiesto se andava a scuola. Mi rispose che veniva da lontano; a causa della presenza dei ladri di bestiame, erano fuggiti dal loro villaggio di Antsondrondàva, a 50 km da Betanatànana, e che erano appena arrivati con la famiglia. Un’anziana signora che ci ascoltava mi raccomandò caldamente di prenderlo a scuola. Gli chiesi che classe frequentasse e lui mi disse la prima elementare. Un ragazzo di undici anni dentro una classe di “pulcini” di prima elementare…chiunque si sarebbe scoraggiato… Ma il nostro piccolo eroe la prese con filosofia, anzi con molta serietà e dopo qualche tempo la sua maestra mi disse che in quella classe era “fuori posto”. E cosi passò in terza. Dopo qualche mese la sua nuova maestra mi assicurò che il ragazzo si sarebbe trovato benissimo anche in quinta elementare. E cosi Sàntatra “sbaragliò” tutti agli esami di quinta. Dopo alcuni mesi di prima media tutti i suoi insegnanti mi confermarono che anche in seconda media se la sarebbe cavata egregiamente. Era quanto lui e il suo amichetto venivano a dirmi due sere fa. Allora l’ho preso in disparte e gli ho detto: ”Raccontami meglio la tua storia, che conosco solo per sommi capi”. Ci sedemmo in disparte e cominciò: “Ho dodici anni, ho una sorella di nove ed un fratellino di due anni. L’anno scorso a dicembre sono venuti i ladri di bestiame ed hanno portato via i nostri zebù. Quando papà se ne è accorto, ha preso il fucile ed è corso fuori. C’erano però due di loro che lo aspettavano e l’hanno ucciso a fucilate. Noi siamo scappati via e mia mamma non vuole più tornare a Antsondrondàva. Ora stiamo con i nonni a Ankijabè, un piccolo villaggio vicino a Betanatànana. Adesso sono qui e sono contento. Ho anche già cominciato il catechismo e spero a Pasqua di ricevere il battesimo”. Sono passati istanti lunghi prima che riuscissi a rispondergli, mentre ripensavo alla tragedia di questo ragazzo che un anno fa “vagava” per Betanatanana. Anche lui farà Natale quest’anno con qualche goccia di gioia regalatagli da chi di voi lo porta avanti grazie alle adozioni a distanza.

 

Non mi fermo a parlare delle costruzioni realizzate quest’anno grazie ai vostri sacrifici. Guardando avanti, vedo che sono davvero urgenti la costruzione e la messa in funzione rapida di un ambulatorio che sarà gestito, con la scuola, da una comunità di suore che dovrebbero venire a Betanatanana. I villaggi di brousse aspettano con impazienza che si facciano pozzi e classi per i ragazzi che vengono a scuola e che aumentano ogni anno; penso soprattutto a Ankilimanarìvo (una classe), a Mandrosòa (un pozzo e due classi), a Ankìsatra (un pozzo due classi e due alloggi per gli insegnanti). Per la nuova chiesa di Betanatànana abbiamo già finito le fondamenta e bisognerà… arrivare a termine. Ma anche nel 2016 faremo ciò che potremo, con le risorse che il Signore ci metterà a disposizione. Intanto, grazie a tutti voi, perché è un vero miracolo ciò che si è fatto in due anni e mezzo.

Un grazie particolare a voi amici ammalati che ci sostenete con la preghiera e a voi che nei mesi scorsi avete pianto i vostri cari, che vi hanno lasciato in ricordo le parole della liturgia: ”Ai tuoi fedeli Signore la vita non è tolta, ma trasformata!”. Sapete bene che vi sono vicino!

Seppur lontani e sperduti in queste boscaglie, seguiamo e viviamo gli eventi della Chiesa. E il nostro papa Francesco ci attende sul limitare di questo anno che finisce e ci propone con quel suo sorriso largo e ammiccante quest’anno giubilare della Misericordia. Misericordia che viene dalle due parole “miseria e cuore”, tutte due da risanare e da ripulire. Siamo consapevoli che il nostro cuore è un mare di miseria che ha bisogno della grazia risanante e solo dopo possiamo a nostra volta donare misericordia. Misericordia da ricevere: dal Signore, dalla Chiesa, dai nostri cari e dalle persone con cui viviamo. Ed anche Misericordia da donare, senza limiti, né scadenze, perché siamo chiamati ad amare come Gesù, visto che “siamo a sua immagine” e gli assomigliamo. A tutti voi i più cari auguri di un anno giubilare di pace e di gioia.

 

AUGURI DI UN SANTO NATALE E DI UN SERENO 2016.

Vi abbraccio tutti.

     Riccardo