Visita pastorale del Santo Padre Francesco a Milano

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A Milano, sabato 25 marzo ,in mezzo alla nebbia del mattino e alla pioggia della sera, abbiamo avuto la gioia di godere il sole, non solo la stella, ma soprattutto la persona di Papa Francesco che è venuto a illuminare le nostre strade. Ecco qualcuna delle tracce che ci ha lasciato.

 

…La premura di Maria che corre ad incontrare Elisabetta è la sollecitudine della Chiesa, che non rimane nel centro ad aspettare, ma va incontro a tutti, nelle periferie, va incontro anche ai non cristiani, anche ai non credenti…

…La Madonna è madre! E sempre arriva prima, va avanti per accoglierci, per aspettarci…

…La Chiesa ha sempre bisogno di essere “restaurata”, perché è fatta da noi, che siamo peccatori, tutti, siamo peccatori. Lasciamoci restaurare da Dio, dalla sua misericordia. Lasciamoci ripulire nel cuore, specialmente in questo tempo di Quaresima…

(Saluto ai residenti del quartiere Forlanini, 25/03/2017)

 

…non perdere la gioia di evangelizzare…

…non temere le sfide… le sfide ci aiutano ad aprirci al mistero rivelato…

…Oggi sembra che tutto debba “servirci”, come se tutto fosse finalizzato all’individuo: la preghiera “mi serve”, la comunità “mi serve”, la carità “mi serve”. Questo è un dato della nostra cultura. Voi (i diaconi) siete il dono che lo Spirito ci fa per vedere che la strada giusta va al contrario: nella preghiera servo, nella comunità servo, con la solidarietà servo Dio e il prossimo…

…Oggi la realtà ci interpella, oggi la realtà ci invita ad essere nuovamente un po’ di lievito, un po’ di sale (ne serve poco per far crescere la farina!)…

…”…quando si mette Gesù in mezzo al suo popolo, il popolo trova gioia. Solo questo renderà feconda la nostra vita e manterrà vivo il nostro cuore. Mettere Gesù là dove deve stare: in mezzo al suo popolo…” (Omelia nella S. Messa del 2 febbraio 2017). Questo è il vostro compito…

(Incontro in Duomo con i sacerdoti e i consacrati, 25/03/2017)

 

…Voi  per me siete Gesù, siete fratelli. Noi siamo fratelli peccatori…

(Incontro con i detenuti del carcere di S. Vittore, 25/03/2017)

 

…E’ proprio all’interno delle nostre città, delle nostre scuole e università, delle piazze e degli ospedali che si compie l’annuncio più bello che possiamo ascoltare: «Rallegrati, il Signore è con te!». Una gioia che genera vita, che genera speranza, che si fa carne nel modo in cui guardiamo al domani, nell’atteggiamento con cui guardiamo gli altri. Una gioia che diventa solidarietà, ospitalità, misericordia verso tutti…

…il ritmo vertiginoso a cui siamo sottoposti sembrerebbe rubarci la speranza e la gioia. Le pressioni e l’impotenza di fronte a tante situazioni sembrerebbero inaridirci l’anima e renderci insensibili di fronte alle innumerevoli sfide. E paradossalmente quando tutto si accelera per costruire – in teoria – una società migliore, alla fine non si ha tempo per niente e per nessuno. Perdiamo il tempo per la famiglia, il tempo per la comunità, perdiamo il tempo per l’amicizia, per la solidarietà e per la memoria…

…Come è possibile vivere la gioia del Vangelo oggi all’interno delle nostre città? E’ possibile la speranza cristiana in questa situazione, qui e ora? Queste due domande esigono da parte nostra un nuovo modo di situarci nella storia.

Di fronte allo smarrimento di Maria, davanti ai nostri smarrimenti, tre sono le chiavi che l’Angelo ci offre per aiutarci accettare la missione che ci viene affidata:

  • Evocare la Memoria
  • L’appartenenza al Popolo di Dio
  • La possibilità dell’impossibile

«Nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37): così termina la risposta dell’Angelo a Maria. Quando crediamo che tutto dipenda esclusivamente da noi rimaniamo prigionieri delle nostre capacità, delle nostre forze, dei nostri miopi orizzonti. Quando invece ci disponiamo a lasciarci aiutare, a asciarci consigliare, quando ci apriamo alla grazia, sembra che l’impossibile incominci a diventare realtà… Come ieri, Dio continua a cercare alleati, continua a cercare uomini e donne capaci di credere, capaci di fare memoria, di sentirsi parte del suo popolo per cooperare con la creatività dello Spirito. Dio continua a percorrere i nostri quartieri e le nostre strade, si spinge in ogni luogo in cerca di cuori capaci di ascoltare il suo invito e di farlo diventare carne qui ed ora…

(Omelia della S. Messa al Parco di Monza, 25/03/2017)

 

…Ci sono tre cose che faranno crescere voi ragazzi nell’amicizia con Gesù: parlare con i nonni, giocare con gli amici e andare in parrocchia e in oratorio. Perché, con queste tre cose, tu pregherai di più. E la preghiera è quel filo che unisce le tre cose… (…I nonni hanno la saggezza della vita e un mio nonno mi diceva di non andare mai a letto senza dire una parola a Gesù, dirgli “buonanotte”…)…

…Voi genitori tenete a mente questo: giocare con i figli, “perdere tempo” con i figli è anche trasmettere la fede. E’ la gratuità, la gratuità di Dio. E’ necessaria anche l’educazione familiare nella solidarietà, cioè trasmettere la fede con l’educazione nelle opere di misericordia. Le opere di misericordia fanno crescere la fede nel cuore. Mi piace mettere l’accento sulla festa, sulla gratuità, sul vivere la fede come uno spazio di godimento familiare ma voglio aggiungere che non c’è festa senza solidarietà, come non c’è solidarietà senza festa, perché quando uno è solidale è gioioso e trasmette la gioia.

…Agli educatori consiglierei un’educazione basata sul pensare-sentire-fare, cioè un’educazione con l’intelletto, con il cuore e con le mani. Educare all’armonia dei tre linguaggi, al punto che i giovani, i ragazzi e le ragazze possano pensare quello che sentono e fanno, sentire quello che pensano e fanno e fare quello che pensano e sentono. Non separare le tre cose, ma tutte e tre insieme… Mai educare solo con le nozioni, anche il cuore deve crescere nell’educazione e anche l’atteggiamento, il modo di comportarsi nella vita.

(Incontro con i cresimandi allo Stadio Meazza, 25/03/2017)