Un appuntamento mancato con la storia!

Si sa che Lutero ha influito anche il Madagascar. Arrivati nel 1872 i primi pastori luterani norvegesi hanno svolto un lavoro impressionante, soprattutto sulla costa ovest del madagascar. A Morondava, a Betanie, diverse lapidi ricordano che alcuni di loro hanno pagato con la vita la loro passione missionaria. E non solo loro. Accanto a loro le lapidi di mogli e figli.

papa-francesco-in-SveziaDiscepoli e apostoli di Cristo, come i loro colleghi cattolici, vivevano in un tempo in cui le confessioni religiose cristiane si osteggiavano ed erano accecate dai pregiudizi. Incapaci gli uni e gli altri di ascoltarsi, di parlarsi, di perdonarsi… e men che meno di collaborare. Insomma un vero scandalo.

L’incontro del papa con gli alti responsabili luterani a Lund in Svezia, per dare inizio al 5° centenario della Riforma, poteva esser l’occasione d’oro per rilanciare in grande stile il dialogo ecumenico.

Il missionario che prende la penna e scrive nasconde, a malapena, la delusione di vedere la conferenza episcopale malgascia indifferente, e amorfa. Insensibile alle parole di Gesù: ”che siano una sola cosa“!

TNX-14579-2016-10-31T141428Z_1231009139_D1BEUKDPAQAA_RTRMADP_3_POPE-SWEDEN-k9yB-U11003222970925XFD-1024x576@LaStampa.it (1)Incapace di seguire le orme di papa Francesco!

I grandi documenti, emanati da cattolici e luterani di Europa e d’America, che marcano l’impegno di approfondire e rimuovere i motivi delle separazioni delle chiese, non sembrano interessare questi vescovi, che non li conoscono e non li traducono!.

Insomma non sembrano infiammati “dalla passione per l’unità”!

Un rendez-vous con la storia fallito.

 

A Monsignor Desiré, presidente della Conferenza Episcopale del Madagascar.

 

Mi scuso per averle scritto questa lettera, poiché mi rendo conto molto bene che non le mancheranno di certo i motivi di preoccupazione in questo momento; tuttavia, mi preme portare alla sua attenzione un argomento che riguarda tutti noi: la questione ecumenica, in particolare le relazioni con i luterani.

Vivo in uno sperduto angolo del Madagascar, in un posto molto isolato, per cui non sono molto al corrente di ciò che accade nel resto dell’isola: credo però che ciò di cui sto per parlarle riguardi la realtà di centinaia di altri sacerdoti come me.

Nelle ricorrenze ecumeniche ripetiamo spesso stancamente e per abitudine ciò che si è sempre fatto: ci si ritrova con i pastori, si prepara la liturgia, si ascoltano le prediche piene di stereotipi… e poi si ritorna alla vita quotidiana che è fatta di altre cose! Si potrebbe fare ben altro, ma capita di frequente che molti pastori ignorino il Concilio Vaticano II e non si sentano per nulla spinti a cambiare. Ne ho conosciuti altri che non sono molto informati riguardo al progresso ecumenico nel mondo. Noi, però, a nostra volta, non consideriamo l’ecumenismo tra le nostre priorità pastorali. Qualche tempo fa ho chiesto ad alcuni cristiani luterani se la loro chiesa aveva previsto delle celebrazioni per i 500 anni della Riforma: mi hanno guardato sbalorditi!

Assistiamo quindi a una vera schizofrenia delle chiese in Madagascar: da un lato, il Papa (che viaggia, che incontra gli alti responsabili luterani, che esorta incessantemente a incontrarsi, a conoscersi meglio, a scambiarci le esperienze, a valorizzare meglio i tesori delle nostre rispettive tradizioni) e dall’altro lato… l’apatia quasi totale delle chiese cristiane malgasce (cattolici, luterani, riformati). Capita di leggere, abitualmente, documenti di alto valore ecumenico, ma ciò, purtroppo, sembra riguardare soltanto una minoranza talmente sparuta da non avere il minimo influsso per “agitare” l’opinione pubblica. Si finisce per scontrarsi con la realtà quotidiana dove… tutto rimane fermo immobile.

Mi è capitato anche di parlare con alcuni sacerdoti che insegnano al seminario maggiore di Ambatoroka che mi hanno candidamente confessato, per esempio, di non avere mai sentito parlare del documento “Dal conflitto alla comunione”.

Anche quest’anno, forse, rischia di passare senza alcuna iniziativa ecumenica importante. Ci sono, tuttavia, degli eventi che dovrebbero sollecitarci, e cioè:

  • la visita del Papa in Svezia (passerà senza interpellare vescovi e chiese del Madagascar?);
  • la celebrazione del cinquecentesimo anniversario dell’inizio della Riforma.

Un evento capitale nella vita della chiesa che ha causato un vero terremoto, le cui conseguenze durano fino ad oggi.

C’è poi una serie di documenti di grande importanza che però restano sconosciuti alla maggioranza dei cristiani malgasci:

  1. Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione (1999);
  2. Dal conflitto alla comunione (2013);
  3. Dichiarazione sul cammino (32 proposizioni comuni…) 2015;
  4. Ricordarsi – Guarire – Testimoniare Gesù Cristo (2017).

L’episcopato cattolico tedesco e gli alti responsabili luterani tedeschi, l’episcopato USA e i loro omologhi luterani offrono a tutta la Chiesa un ottimo “carburante” per alimentare la preghiera, la riflessione e l’azione ecumenica di tutta la Chiesa e di tutte le Chiese.

Noi cattolici malgasci possiamo in tutta coscienza trascurare questi contributi e ignorare tranquillamente questi sforzi?

Nei fatti questi documenti non sembrano alimentare gli incontri dei nostri vescovi, né costituire materia di dibattito nelle riunioni dei nostri sacerdoti.

Ignoro gli eventuali echi che possono suscitare nelle varie comunità religiose dell’isola.

La decisione dell’episcopato malgascio di dare a due vescovi distinti la responsabilità delle relazioni con l’FFKM (Unione delle Chiese cristiane in Madagascar: cattolica, luterana e riformata) e dell’ecumenismo ha dato frutti tangibili? Alla luce degli anni, ha avuto come conseguenza di creare un immobilismo ancora più marcato.

Cattolici e protestanti luterani hanno vissuto gomito a gomito da più di un secolo e mezzo sull’isola! Possiamo dire che le loro relazioni fossero “fraterne”? Non abbiamo davvero niente da rimproverarci, dei ricordi da guarire, dei pregiudizi da sradicare, delle collaborazioni mancate, delle maldicenze rovesciate davanti ai fedeli che ne sono rimasti scandalizzati?

Possiamo dire che le nostre relazioni e la nostra collaborazione attuale siano esemplari?

D’altra parte, molti documenti emanati dai vostri incontri avrebbero molto più peso se fossero firmati insieme e offerti al popolo malgascio.

Non tradurre e non far conoscere questi documenti così importanti significa non dare l’importanza che si meritano. Ma allora le prime vittime di queste negligenze sono proprio le chiese malgasce.

Spero che nei seminari, scuole, università e centri di formazione non ci sia questo ritardo e che tutti siano in comunione profonda con il Papa Francesco, il quale fa della questione ecumenica il centro del suo servizio alla chiesa universale.

Ma c’è di più. Si direbbe che il dono di Dio alla chiesa del Madagascar – la grazia di aver avuto dei martiri – sia piuttosto fonte di imbarazzo e di fastidio piuttosto che diventare un comune rendimento di grazie e forza per l’evangelizzazione. Affermiamo a parole che essi siano testimoni di Cristo, che abbiano dato la vita per Lui: ma poi, concretamente – dal punto di vista ecumenico – non sappiamo proprio cosa farne.

Per terminare, a titolo d’esempio, rischio qualche proposta (in ordine sparso):

  • approfittare di questo 500esimo anniversario delle Riforma per studiare a fondo ciò che è veramente successo;
  • creare delle occasioni per incontri di preghiera e di scambio sul tema;
  • siccome il Battesimo è il fondamento della nostra fraternità cristiana, perché non elaborare un rituale comune per questo Sacramento? E così avere fare anche una catechesi comune;
  • sessioni di formazione, ritiri, etc. tra preti e pastori sarebbero di grandissima utilità per facilitare la conoscenza reciproca e per meglio apprezzare le tradizioni spirituali degli uni e degli altri;
  • l’azione sociale comune nei problemi che riguardano l’ambiente, l’analfabetismo, la lotta contro la corruzione e l’insicurezza sarebbe sicuramente più efficace;
  • è saputo da tutti che i momenti dei funerali toccano nel profondo l’anima dei malgasci, ma che sono anche sempre più intaccati dal paganesimo crescente (spese eccessive, sprechi, sbronze, immoralità e perdita dei valori tradizionali).

Da qui la necessità di trovarsi per elaborare delle riflessioni pastorali comuni.

  • Sono due le occasioni importanti di preghiera ecumenica: la settimana per l’unità dei cristiani e la celebrazione dell’indipendenza nazionale; perché invece non ritrovarsi soprattutto in vista delle grandi feste della Chiesa: Natale, Pasqua, Pentecoste?
  • Intere parti del catechismo potrebbero essere elaborate insieme …

Etc… etc… etc…

Il Concilio Vaticano II, e dopo di lui il Papa Francesco, ci ripetono che, senza ombra di dubbio, la divisione tra cristiani nuoce gravemente alla causa del Vangelo: perché allora non approfittare di TUTTE LE OPPORTUNITA’ per rilanciare l’ecumenismo?

L’anno prossimo il Madagascar accoglierà la visita del cardinale Arborelius, vescovo di Stoccolma, peraltro artefice di un evento storico: l’incontro dei responsabili della federazione luterane mondiale con il vescovo di Roma a Lund per celebrare insieme gli inizi della Riforma.

Il Signore offre anche a tutti noi un’occasione d’oro per riprendere il dialogo e rilanciare l’ecumenismo, rinnovato nelle sue finalità, metodi, strategie e anche dei suoi responsabili, ma a condizione che questa visita sia ben preparata e ben organizzata. Mettiamoci in moto e afferriamo questa grande Grazia del Signore.

Grazie anticipatamente per aver letto queste parole e per l’attenzione che vorrete riservare a questo  messaggio.

 

Un prete “interessato all’ecumenismo”.

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