Don Riccardo – 27/11/2012

Maintirano, 27 novembre 2012

Cari amici,
come sapete sono qui a Maintirano da alcune settimane e sto cercando di capire dove sono. A causa di alcuni disguidi la mia venuta non è stata preparata e adesso cerco di recuperare il tempo perduto. L’arrivo suppone una partenza…e lasciare Mandabe non è stato senza dolore.

Passi per un addio…

Beh, la prima cosa: ho portato il vescovo a Mandabe, perché fosse lui, giustamente, a farlo sapere alla gente e soprattutto per dare delle risposte autorevoli agli interrogativi dei cristiani. Gli insegnanti, ad esempio, temevano di essere abbandonati. Del resto per chi come loro lascia la famiglia a qualche centinaio di chilometri non può vivere senza apprensione il “passaggio di mano”. Inutile dire che tutto il paesotto lo è venuto a sapere in pochissimi minuti e già qualcuno parlava di delegazione, altri di compromesso da cercare, di equivoco da chiarire… e così via. Bisognava comunque assicurare la fine ordinata dell’anno scolastico e poi attendere che i Padri Trinitari di Maintirano concludessero due appuntamenti molto importanti: la visita del loro superiore generale e la conclusione del loro capitolo provinciale in cui si definiscono gli obiettivi della famiglia religiosa per gli anni a venire 

Non sono stati comunque mesi di riposo per me, poiché il vescovo mi aveva affidato la preparazione del sinodo diocesano, che dovrebbe concludersi nel 2015, quinto centenario della nascita di Santa Teresa d’Avila. E’ previsto l’insediamento (finalmente) di una comunità di carmelitane di vita contemplativa. Volevamo rileggere bene il concilio e chiederci quali sono i “settori strategici” su cui poggiare lo “slancio pastorale rinnovato e creatore” che il Papa chiama nuova evangelizzazione. E’ una convinzione comune che fino a quando il concilio non è “recepito e attuato” non è realizzato. Sentivo che avevo un obbligo di riconoscenza verso la diocesi di Morondava e nello stesso tempo di dover affidare a quelle pagine alcune direttive pastorali urgenti e… nuove rispetto alla prassi comune qui in Madagascar. Magari vi dirò in seguito più chiaramente. 

E poi si trattava di fare i bagagli. Ma dire addio alla propria comunità esige verità e amicizia. 

Domenica 21 ottobre ho chiamato attorno all’altare i responsabili della comunità cristiana e con un gesto semplice ci siamo chiesti perdono, loro a me versandomi l’acqua santa, segno di perdono e di benedizione per il nuovo viaggio, ed io a loro…per esprimere perdono e gratitudine. Qualcuno piangeva. Il pasto semplice e in comune era proprio il commiato. Ho chiesto loro un regalo simbolico per me e per la comunità di Betanatanana: se volevano, potevano regalarci la campanella della missione di Mandabe, che ogni mattino chiama al rosario e alla messa. Un modo semplice per dire che la fede e la preghiera tengono uniti me e loro: le due comunità. 

Lo sanno tutti che i regali sono sempre un messaggio, ecco perché bisogna capire i piccoli dettagli, che ne fanno l’alfabeto. Fra i tanti che mi sono stati donati…ne cito tre. 

I tre pastori protestanti hanno voluto salutarmi due volte e mi hanno dato un lamba (un specie di pareo) con una scritta che dice: “Ny soa natào levenam-bòla” (il bene fatto è un tesoro sepolto…che a suo tempo darà i suoi frutti); 

Fitiàvana ranovèlona…” (l’amore è come un corso d’acqua forte e fresca) dice il pareo portatomi dai contadini che usano il canale. 

Ny tso-dràno,zava-mahèry” (la benedizione è un gesto forte, realizza ciò per cui è data) dice il pareo regalatomi da Albertine…. che in questi anni di Mandabe, voi che siete venuti a visitarci, avete amato e apprezzato. Era venuto ormai il tempo di partire.

….e passi per un inizio

Sono arrivato qui a Maintirano, capoluogo della regione Mèlaky, a ridosso della festa dei santi e dei morti…ho ricordato intensamente tutti i nostri morti, soprattutto quelli che ci hanno lasciato in quest’anno, la nostra indimenticabile Angiola in primis. A loro ho chiesto di accompagnarmi in questi primi passi di questa nuova missione. Ma con loro ho ricordato voi che piangete ancora la loro dipartita e tutti voi cari amici con cui vivo queste “tappe della missione”. 

I luoghi e le persone possono cambiare; la missione, cioè la chiamata del Signore, quella è unica, è duratura, ad vitam

In queste settimane cerco di capire il contesto, la situazione politica, sociale ed economica di questa regione. Di conoscerne gli abitanti e le loro tradizioni a cui sono fortemente ancorati. Cerco di conoscere la piccola chiesa locale, che rappresenta meno dell’1% della popolazione. Cerco di vedere come inserirmi e come cominciare, sapendo bene che lo scopo primo è sempre quello di far nascer e crescere delle minuscole comunità cristiane in questa regione che ci è stata affidata. E sapete bene che, come al solito, la chiave di tutto è “parlare con la gente di qui”, soprattutto con coloro che la rappresentano, innanzi tutto gli anziani che ne custodiscono le tradizioni. 

Non può mancare un impegno ad aiutare concretamente questa gente e quindi continueremo a fare quello che abbiamo già fatto: i pozzi, le scuole, l’igiene, ecc. Tenendo sempre presente che la nostra missione qui sarà realizzata nella misura in cui ne prepariamo il passaggio in mano alla gente del posto. 

Sapete anche che stiamo aspettando il vescovo. I malgasci dicono: bìby tsy manan-dòha tsy mankàiza (una biscia senza testa si muove, ma non va in nessun posto!). E’ chiaro che abbiamo grandi attese nella persona che il Papa metterà qui come pastore. 

Andando ormai verso il Natale, sentiamo che assumendo questa grande responsabilità, non ce la faremo con le nostre forze o le nostre risorse, peraltro limitate. C’è bisogno dell’apporto di tutti: di voi amici colpiti da malattia grave, perché crediamo al valore della sofferenza offerta al Signore; di voi anziani che ci accompagnate con il vostro ricordo e la vostra preghiera; di voi amici di sempre (ci siamo conosciuti quasi trent’anni fa) a cui il Signore fa il dono di quest’amicizia discreta e tenace; di voi giovani che potreste conoscere un volto diverso della chiesa capace di entusiasmarvi; di voi tutti che aiutando me, aiutate questa chiesa a crescere e ad accogliere il “Dio che viene”!

Grazie ancora una volta di tutto e auguri di buon Natale e un sereno nuovo anno.

 

don Riccardo