Messaggio del Santo Padre alle Pontificie Opere Missionarie

images50V6XV3C

Ricevere la gioia dello Spirito è una grazia. Ed è l’unica forza che possiamo avere per predicare il Vangelo, per confessare la fede nel Signore. La fede è testimoniare la gioia che ci dona il Signore. Una gioia così, uno non se la può dare da solo…

Lo Spirito Santo accende e custodisce la fede nei cuori (e riconoscere questo fatto cambia tutto), accende e anima la missione, imprimendole dei connotati “genetici”.

 …

Alcuni tratti distintivi della missione sono richiamati nell’ Evangelii Gaudium.

Attrattiva. Se si segue Gesù felici di essere attratti da lui, gli altri se ne accorgono. E possono stupirsene. La gioia che traspare in coloro che sono attirati da Cristo e dal suo Spirito è ciò che può rendere feconda ogni iniziativa missionaria.

Gratitudine e gratuità.  La gioia di annunciare il Vangelo brilla sempre sullo sfondo di una memoria grata… Non ci si può “stupire per forza”. Solo così può fiorire il miracolo della gratuità, del dono gratuito di sé. Anche il fervore missionario non si può mai ottenere in conseguenza di un ragionamento o di un calcolo. Il mettersi “in stato di missione” è un riflesso della gratitudine. È la risposta di chi dalla gratitudine viene reso docile allo Spirito, e quindi è libero. ..Solo nella libertà della gratitudine si conosce veramente il Signore. Non serve a niente e soprattutto non è appropriato insistere nel presentare la missione e l’annuncio del Vangelo come se fossero un dovere vincolante, una specie di “obbligo contrattuale” dei battezzati.

Umiltà. Se la verità e la fede, se la felicità e la salvezza non sono un nostro possesso, un traguardo raggiunto per meriti nostri, il Vangelo di Cristo può essere annunciato solo con umiltà… Si è umili se si segue Cristo, che era umile di cuore… Anche per Sant’Agostino era infatti più importante insegnare l’umiltà agli amici, piuttosto che rinfacciare la verità ai nemici.

Facilitare, non complicare. Un cuore missionario riconosce la condizione reale in cui si trovano le persone reali, con i loro limiti, i peccati, le fragilità, e si fa “debole con i deboli”… La Chiesa non è una dogana, non bisogna mettere ostacoli al desiderio di Gesù, che prega per ognuno di noi e vuole guarire tutti, salvare tutti.

Prossimità della vita in atto. L’annuncio di salvezza di Gesù raggiunge le persone lì dove sono e così come sono, nelle loro vite in atto,  “camminando” insieme con gli altri al fianco di tutti.

Il “sensus fidei” del popolo di Dio.   Il lavoro dello Spirito Santo dota il Popolo dei fedeli di un “istinto” della fede – il sensus fidei– che lo aiuta a non sbagliare quando crede le cose di Dio.

Predilezione per i piccoli e i poveri. Questa non è per la Chiesa un’opzione facoltativa.

 …

La  gratitudine può diventare a sua volta un dono e una testimonianza per tutti… Riconosciamoci tutti servi inutili.

 …

Voi pensate a fare bene il vostro lavoro, «come se tutto dipendesse da voi, sapendo che in realtà tutto dipende da Dio» (S. Ignazio di Loyola)…

Maria ci insegna la prontezza, la fretta e la fedeltà nell’adorazione: durante la visita ad Elisabetta non disse nulla, portò il Figlio, lodò Dio, come la serva di Colui che è l’unico protagonista della missione.

Messaggio del Santo Padre alle Pontificie Opere Missionarie (21/05/2020)