La missione

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La missione cristiano-cattolica di Mandabe iniziò quando i gesuiti che risiedevano ad Ambositra cominciarono a prestare attenzione ai contadini betsileo che li invitarono a far loro visita.

Partiti dagli altipiani centrali alla fine del 1800, e soprattutto negli anni ’30 del secolo scorso, questi contadini si insediarono nella zona di Mandabe e sentirono forte il bisogno di incontrarsi con i loro missionari.

E così quei gesuiti percorsero centinaia di chilometri per visitare questi cristiani che vivevano lontani ed abbandonati.

Intorno agli anni ’40 da Manja partirono i Padri della Salette per far visita ai cristiani di Mandabe.

Rimane mitico il cattolico P. Le Blanc che rimase a Manja, tutto solo, per ben 17 anni, percorrendo centinaia di chilometri, prima a dorso di zebù e poi utilizzando una carretta ben attrezzata.

Sempre negli anni ci furono nel Menabe anche alcuni pastori protestanti di grande statura morale e di grandissima cultura che scrissero articoli e libri molto interessanti sulla cultura malgascia.

Negli anni ’60 si diffuse nel Menabe il protestantesimo nella “versione” luterana.

Quando fu eretta la diocesi di Morombe, Mandabe rimase nella diocesi di Morondava, sempre guidata dai Padri della Salette, che organizzarono i loro viaggi partendo però da Mahabo.

Dal ’72 all’82 fu la volta di padre G. Repchick, che dimorò ininterrottamente a Mandabe, dove iniziò così a rifiorire il cristianesimo. Furono aperti parecchi asili per i bambini più piccoli, poiché le scuole erano “gelosamente” gestite dal governo comunista, e furono anche fatte alcune cappelle situate nei pressi delle comunità Betsileo. Tuttavia fu soprattutto agli emigranti Betsileo, venuti nella regione a cercare terre da coltivare, che si volsero le cure del missionario. Non ci fu quindi uno sforzo sufficiente di inculturazione nell’annuncio del vangelo, così pure non fu tentato di portare il vangelo fra i bara dei villaggi attorno.

A partire dal 1982, a causa della diminuzione dei missionari, la missione di Mandabe fu abbandonata, ricevendo solo due o tre visite pastorali l’anno. Ben presto quelle piccole comunità cristiane si spensero e non ne rimasero che piccole tracce… se non nei registri dei battesimi fatti. Testimoni muti di un’evangelizzazione senza inculturazione.

mandabemissione200302Il giubileo dell’anno 2000 fu un “anno di grazia” anche per Mandabe. Finalmente un sacerdote missionario, Padre Riccardo Simionato, veniva mandato  a Mandabe per risiedervi stabilmente ed iniziare una nuova evangelizzazione ed altri cristiani “generosi” lo avrebbero aiutato nella realizzazione di progetti atti a migliorare la scolarizzazione  e la realizzazione di opere solidali utili al bene di quella gente.

Un lavoro immenso aspettava il nuovo missionario.

Accanto agli stabili da risistemare c’era soprattutto da iniziare l’evangelizzazione orientandola però verso i Bara, oramai gruppo etnico dominante (70% della popolazione).

ritodipreparazionealbattesimoaberonono01Si trattava di ripensare ad un’evangelizzazione che tenesse in considerazione la peculiarità della cultura bara, facendo molta attenzione a tutte quelle forme religiose in cui essa si esprimeva: i sacrifici, per esempio che accompagnano gli eventi più importanti della vita del clan (la circoncisione, i matrimoni, i funerali ecc.); di capire il ruolo chiave del capo-clan (hazomanga)… che è allo stesso tempo capo-famiglia, sacerdote e sacrificatore, poiché è a lui che vengono trasmessi il coltello per i sacrifici (viarara) e altri oggetti sacri. Bisognava altresì prendere molto in considerazione i tabù (fady) e la tradizione (lilin-draza) che regolano la vita di ogni villaggio. Quindi  non si poteva  evangelizzare senza prima mettersi alla scuola degli anziani di ogni villaggio e capire per quanto possibile l’animo dei Bara.

mandabechiesa08Pian piano il pugno di cristiani rimasti “riprese vigore” e oggi possiamo ben dire che la comunità  è rinata con una numerosa partecipazione anche alle funzioni liturgiche e ai sacramenti.

I segnali di questa rivitalizzazione alla  fede sono tanti: i gruppi di catechismo di ragazzi e adulti, l’impegno caritativo, i gruppi che evangelizzano i villaggi della regione, le associazioni e alcune vocazioni di giovani che frequentano il seminario maggiore a Morondava.

Nel 2013 Padre Riccardo viene mandato dal Vescovo come “donum fidei” nella regione del Melaky con l’incarico di avviare una nuova missione nel villaggio di Betanatanana (Maintirano) a 600 chilometri a nord-ovest di Mandabe. Padre Riccardo accetta questo incarico con molta disponibilità ed entusiasmo.

La Missione di Mandabe viene affidata alla congregazione Malgascia dei Padri della Sacra Famiglia, la stessa congregazione delle Suore residenti e alle quali rimane la gestione delle scuole.