Visita al Museo

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Sono capitato per puro caso in questa palazzina molto modesta e molto trascurata che porta un titolo…pomposo.

Si vede proprio che trenta anni fa circa c’era la volontà di creare un luogo dove fare memoria dei primi abitanti del Madagascar … Attraverso immagini … Dare un’idea, anche se approssimativa, di come vivevano.

Dopo pochi passi le carte geografiche che conducono il visitatore a ricostruire sommariamente l’epopea dell’arrivo nell’isola dei primi malgasci provenienti dal Borneo centrale…

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La cartina qui sopra rappresenta l’illustrazione dell’azione dei venti che hanno spinto le grandi imbarcazioni a vela e munite di bilanciere.

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Questa cartina invece illustra i movimenti delle prime popolazioni.

Oltre che ricostruire, seguendo ipotesi argomentate, le origini asiatiche dei malgasci, il museo mostra scene di vita famigliare e lavorativa dei malgasci delle origini:

4L’immancabile mortaio!

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Angolo del focolare con attrezzi di cucina. Terracotta e vimini intrecciati sono le materie prime: facili da trovare e da confezionare.

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Panieri e ceste per la pesca nei laghi.

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I tam-tam ci ricordano gli strumenti per le feste e la loro importanza nella vita ordinaria. Tutte le persone vivono eventi speciali: dalla nascita alla morte, passando per la circoncisione, il matrimonio, eventi di villaggio o di tribù!

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Ritorno dalla caccia al coccodrillo: l’immagine ci ricorda quanto fossero infestate campagne e risaie e come la caccia richiedesse sempre un buon gruppo di persone. Del resto, la piroga negli altipiani ci ricorda quanto fossero regioni piene d’acqua, grazie alla presenza di foreste, oggi ormai cancellate!!!

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Alla ricerca del miele.

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Sempre alla ricerca del miele… notare come porta il cesto…

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L’immancabile scena delle donne al lavoro per pestare sul mortaio quanto poi diventerà cibo, ma anche scena famigliare di chi racconta storie quotidiane.

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E’ il momento di accendere il fuoco.

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La statua di uno degli uccelli che popola le leggende del Madagascar.

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Chi si avventura nelle campagne dei Betsileo trova spesso queste enormi stele – chiamate TEZA – di pietra, innalzate per ricordare fatti diversi: vittoria sui nemici, ritrovamento di famigliari persi, ricordo di qualche congiunto morto e non più trovato, etc…

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La statutaria non è molto presente in questo museo, che è di importanza molto modesta.

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All’uscita troviamo questo albero stilizzato e fatiscente. Il museo, passati i primi decenni, è diventata una reliquia che non interessa più nessuno. Eppure, ai primi tempi, grazie a collaborazioni prestigiose, pubblicava “Taloha”, una rivista di studi sulla civiltà e la storia del Madagascar di rilevante interesse.

Si direbbe che la cultura malgascia… Non interessi più nessuno, né gli stranieri, né i malgasci alle prese con problemi maggiori.