“Mettete in Lui ogni vostra preoccupazione, pèoichè Lui ha cura di voi”. (Don Riccardo – 01/10/2006)
Cari amici,
giubileo 2000 – giubileo 2006 (50° della diocesi di Morondava ) e tra i due la missione di Mandabe.
Ricordo ancora il primo viaggio da Morondava a Mandabe a bordo di un camion, con le mie quattro carabattole ed un gattino per contrastare la numerosa colonia di topi da lungo insediati alla missione.
Avevo anche un’altra grande ricchezza, dopo l’ultima messa celebrata dalle clarisse… una parola dell’apostolo Pietro, che mi aveva illuminato come un lampo: “…mettete in Lui ogni vostra preoccupazione, poiché Lui ha cura di voi….”.
Partivo solo, senza mezzi, senza sapere cosa avrei trovato in un posto senza presenza missionaria da quasi 20 anni: la strada impraticabile, senza acqua, né luce, né telefono, né possibilità di comunicare, ad alto rischio per la presenza cronica di ladri di bestiame, che ogni anno uccidevano una buona dozzina di persone. Beh, adesso ve lo posso confessare…. Ho lasciato passare alcuni mesi prima di disfare i bagagli; mi pareva che presto sarebbe arrivato il contrordine di ripartire…. La paura di far fiasco la vivevo in pieno.
Mi sono riletto le parole di Giovanni Paolo II: “La vocazione speciale dei missionari per sempre conserva tutta la sua importanza: essa è il paradigma dell’impegno missionario della Chiesa…Tengano desta la grazia speciale del loro carisma e riprendano il loro cammino con coraggio, preferendo – in spirito di fede, di obbedienza e di comunione con i loro vescovi – i posti più umili e più difficili…”.
Insomma il Signore mi diceva che mi voleva proprio lì e quindi dovevo restarci! E poi…. uscire per le viuzze e vedere i bambini e la gente fuggire o mettersi sul ciglio della strada.
Ho cominciato uscendo spesso e salutando tutti, visitando qualcuno e… rimanendo ben attaccato alla preghiera.
Adesso dopo 6 anni ci sono quattro suorine malgasce, che si preparano a prendere il loro posto e a dare una spinta decisiva all’annuncio del Vangelo tra la loro gente.
Vorrei che questo mio scritto sia un quotidiano ricordo a dire:
GRAZIE, SIGNORE!
Il 12 ottobre sarà giusto un mese dall’arrivo delle suore: sono andato a prenderle a Manja e dopo la messa del mattino, ho chiesto ai cristiani di salire sull’altare a benedire le quattro religiose che si preparavano a partire: un augurio cristiano per questo viaggio, non lungo, ma impegnativo: annunciare il Vangelo fra i loro fratelli Bara. La domenica successiva sono stati gli anziani di Mandabe ad accoglierle come loro figlie adottive e, mentre versavano su di loro l’acqua benedetta, la gente cantava “Lascia, lascia tuo padre tua madre, i tuoi fratelli, la tua casa, la tua patria e vieni, vieni e seguimi!”.
Sono religiose della congregazione malgascia della Santa Famiglia. Ci porteranno in dono prima di tutto la loro preghiera e la loro adorazione quotidiana; la testimonianza del loro amore fraterno e gioioso, la loro disponibilità a visitare a incontrare tutti, seminando nelle famiglie “lo spirito di Nazareth”: la loro povertà, il loro lavoro, cercando di vivere come la gente di qui!
A dicembre sarà festa grande a Mandabe: da un anno sono totalmente cessati furti di bestiame.
La soluzione non c’è certo venuta dal governo, né dai gendarmi: se l’è inventatala gente di qui.
Hanno avviato contatti con i più famosi ladri della regione, hanno chiesto al tribunale la cancellazione delle pene che pendevano sulle loro teste, e loro si sarebbero impegnati a far cessare tutti i furti e le violenze e ad assicurare l’ordine.
Accordi sono stati presi ufficialmente e firmati dalle due parti.
È cessato quindi il saccheggio di bestiame, che ha privato questa regione di oltre 15.000 capi di bestiame in più di venti anni, riducendo la regione nella miseria(tradotto in moneta, sono decine di miliardi (di franchi malgasci) e, senza zebù, non si possono coltivare le risaie, non si può assicurare il trasporto di persone e mercanzie, non si possono più eseguire i riti tradizionali. Evidentemente tutto questo saccheggio vedeva implicati tutti, creando una rete mafiosa colossale e favorendo le vendette tra famiglie. Adesso sono state costituite delle pattuglie di un centinaio di persone ben armate, che conoscono i passaggi obbligati per il transito degli zebù rubati e li tengono sotto controllo costante. Nel raggio di 100 km è tornata d’incanto la pace. L’esempio ovviamente si è esteso a macchia d’olio nelle regioni limitrofe! Vado spesso a visitare la prigione di Morondava, dove ci sono 60 persone del distretto di Mandabe. Rivedo i miei parrocchiani, che sono finiti qui: preghiamo insieme, mi danno messaggi scritti per le loro famiglie, ed io segnalo all’équipe diocesana che se ne occupa, i casi che necessitano di qualche intervento particolare: numerosi sono i casi di tubercolosi, la scabbia è diffusa, così come la sporcizia e il fetore si sente da lontano. Il campionario dei miei fedeli è molto vario: dai ladri di piccole cose agli “assi riconosciuti”: c’è il capobanda che avevo incontrato due anni fa in un villaggio e che mi aveva chiesto i sandali (si era messo a rubare zebù per ricostituire la mandria che altri gli avevano rubato). C’è quello sorpreso a rubare nelle tombe le ossa dei morti (gli è morta la moglie due anni fa ed ha due bambini stupendi); c’è anche una celebrità…, nota per i colpi di mano di un’audacia incredibile. Anche loro sono i miei amici , il mio popolo!
Il vescovo, che è venuto a trovarci qualche settimana fa, è rimasto colpito dai ragazzi che hanno ricevuto i sacramenti “previo accordo espresso dei genitori”; ma soprattutto dal clima di cordialità che c’è fra la gente, gli insegnanti, il missionario e le suore. Il segreto c’è: da oltre un anno abbiamo costituito dei gruppetti di cristiani: ad ognuno è stato assegnato un villaggio da visitare periodicamente. Portando ovviamente con loro l’Eucaristia. La procedura da seguire è la stessa: visita al capovillaggio, agli anziani, ai malati , alle famiglie; preghiera ed insegnamento del catechismo e dei canti…in lingua locale.
A distanza di qualche tempo nascono cose inaspettate. Certo la testimonianza di questi cristiani è fondamentale.
Il bilancio? In missione non c’è mai tempo per i consuntivi.
Solo un accenno: gli insegnanti adesso sono 28: 13 a Mandabe e 15 nei villaggi di brousse. Col vostro aiuto sono stati fatti 13 piccoli alloggi per gli insegnanti di Mandabe. Fra non molto sarà finita anche l’abitazione delle suore.Stiamo in questi giorni ripulendo la presa d’acqua del canale e riverificando ancora una volta ( la 3° ! ) le misure e il progetto del canale, dopo di che sarà fatta la presentazione ad organismi di finanziamento, poiché ciò che abbiamo raccolto ( e vi dico ancora un immenso grazie ) copre poco meno della metà della spesa globale! L’arrivo delle suore ci aiuterà a prevedere tante cose: sarà loro affidata la scuola di Mandabe.Vorremmo fare un dispensario per fornire alla gente medicinali e cure mediche. Vorremmo poter fare qualcosa di “economia domestica”, per aiutare le tante ragazze analfabete a costruirsi delle famiglie unite ed economicamente autonome….
Insomma il nostro cantiere è tutt’altro che chiuso.
A tutti voi i più affettuosi auguri
don Riccardo