Il nuovo vescovo e lo stile missionario. (Don Riccardo – 23/05/2010)

Milano, maggio 2010

Abbiamo ricevuto questa lettera da don Riccardo, inviata mentre si trovava a Morondava, prima del suo ritorno a Mandabe. Il suo soggiorno in Italia è stato molto intenso e ricco di incontri. E’ stata una grande occasione per tutti noi amici della Missione per vivere intensi momenti spirituali, ma anche di confronto, di condivisione e di festa, insieme ad un amico caro.

Auguriamo a tutti voi una serena estate, invitandovi a scrivere a don Riccardo, che riceve molto volentieri messaggi dagli amici: lo fanno sentire ancora tra noi, anche se fisicamente a migliaia di chilometri di distanza!

Un caro saluto a tutti
Associazione Progetti Ecar Mandabe ONLUS
Carlo, Giampaolo, Lina e Sandra 


 

Morondava, 23 maggio 2010

Carissimi amici,

è tempo ormai di riprendere la strada verso Mandabe e ritornare al lavoro solito.
Ma sento il bisogno di volgermi indietro come quando si parte e ci si saluta con la mano. Volevo ancora una volta dirvi grazie per questo tempo che ho potuto passare con voi tutti, familiari, collaboratori stretti, e voi tutti amici di sempre e amici recenti. Sono stato bene con voi ed ho sperimentato la verità del detto di Gesù: “riceverete il centuplo quaggiù”.

Il mio pensiero va all’Angiola che ho cercato di visitare spesso e di riconfortare in questa sua malattia e per ridirle tutta la mia/nostra riconoscenza. Devo chiedervi scusa perché non sono riuscito a visitarvi tutti e a darvi un po’ del mio tempo … che è vostro. Ho chiesto un grande sacrificio ai miei familiari con cui sono stato davvero poco tempo, ma il Signore saprà ricompensarli di questo sacrificio. Ma so bene che anche tanti di voi aspettavano una visita, una telefonata, ne sono davvero dispiaciuto: ancora una volta conto sulla vostra comprensione e sulla vostra pazienza. Il poco tempo che ho avuto l’ho destinato anche ai vari gruppi sparsi un po’ dovunque che amano e si interessano di questa missione e devo dire che allarga il cuore vedere tante persone che si interessano a quanto stiamo facendo e a come lo stiamo facendo. Non abbiamo la pretesa di fare cose nuove, ma di avere uno stile un po’ particolare. E questo grazie a tutti voi, perchè la missione non è primariamente dare un’offerta, ma avere uno stile di vita missionario. So di poter contare molto sulle vostre preghiere e sull’aiuto spirituale di tanti anziani e ammalati…

Domenica scorsa, 16 maggio, il Menabe ha avuto una giornata storica con la consacrazione del nuovo vescovo Marie Fabien Raharilamboniaina, un carmelitano malgascio di appena 43 anni. C’erano quasi tutti i vescovi del Madagascar, 240 sacerdoti hanno concelebrato, moltissimi religiosi e una folla strabocchevole. C’erano anche i miei amici carmelitani italiani. La messa è stata vissuta nel ricordo del nostro comune amico il carmelitano Sergio Sorgon torturato, ucciso e decapitato in un bosco a 40 km fuori Tananarive. Ricordo molto bene che al funerale un grande striscione recava la scritta: “il chicco di grano deve morire per portare frutto”. 25 anni dopo il Signore dà alla famiglia carmelitana questo segno che il “sacrificio” di Sergio è stato accolto.

Guardavo con stupore i due vescovi, quello appena insediato e quello che si congedava, l’uno accanto all’altro dopo la consacrazione. Era come se il Signore ci desse un segno importante, il cambio di guardia: dalla chiesa missionaria alla nascita di una nuova chiesa locale che deve crescere e diventare autonoma rapidamente. Il nuovo vescovo, dal tratto cordiale e semplice, mi ha incontrato subito per un lungo colloquio, ma per prima cosa mi ha ringraziato di essere stato presente alla sua consacrazione!

Sapete che la situazione politica qui in Madagascar sta degradando rapidamente e la povera gente sprofonda sempre più nella miseria, senza alcun rimedio a portata di mano. Sappiamo però che la preghiera può tutto, anche i cambiamenti politici più inattesi. Ricordo il pellegrinaggio che ho fatto con 300 giovani al santuario della Madonna Immacolata di Itasy. Era l’agosto del ’98 e chiedevamo alla Madonna di proteggere il paese contro la dittatura imminente sancita da un “ referendum costituzionale manipolato”. Al momento siamo tornati a casa…senza risultato, ma tre anni dopo anche il socialismo malgascio spariva.

I cristiani che sono venuti da Mandabe per la festa del vescovo intanto mi hanno detto che le piogge sono state molto scarse e quindi anche i raccolti insufficienti. Mentre è presente un flagello che il contadino malgascio teme più di tutto: le cavallette! Come vi dicevo, il missionario si pone al servizio della chiesa locale e questo sarà ancora più vero ora con il nostro nuovo vescovo malagascio Marie Fabien.

Auguri cari di bene a tutti. 

Un abbraccio, don Riccardo