Una nuova evangelizzazione (Don Riccardo – 01/12/2011)
Mandabe, dicembre 2011
Carissimi amici e amiche,
è sempre un momento impegnativo fermarsi per guardare indietro e riassumere un anno che il Signore ci ha dato da vivere. Un anno costellato di preoccupazioni, di gioie, di realizzazioni e di delusioni, di preghiere e di impegno, di momenti di avvilimento e di sconforto. La vita, si dice, non fa sconti a nessuno. Ma noi cerchiamo di portare tutte queste cose nella fedeltà al quotidiano, cerchiamo, come dice il Vangelo, “di essere fedeli nel poco”, che per noi è tutto. Penso ai tanti fra di voi ai quali questa crisi interminabile ha portato via il lavoro o ha portato preoccupazioni per il vivere quotidiano.
Noi a Mandabe, in questi giorni di caldo bruciante, ci prepariamo a rifare il presepe. Le statue sono sempre le stesse, ma ogni anno cambia lo scenario dove si mettono e di certo anche la capanna. Diciamo che la fantasia si nutre della vita quotidiana di qui.
La situazione politica, dopo tre anni di stallo, sembra ripartire. Il cittadino constata con sorpresa che quel presidente che ha rubato migliaia di miliardi e ha fatto sparare sulla gente, ritorna in patria. I nostri paesi europei, e non solo, “paladini della democrazia”, ci rimandano indietro i campioni della corruzione, del malaffare, della violenza, perché la scelta deve uscire dalle urne. Quindi nei prossimi mesi ci saranno le campagne elettorali e le elezioni, mentre il paese sprofonda ogni giorno nella corruzione, nella povertà e nella violenza, soprattutto nei grossi centri e nelle campagne: è uno spettacolo quotidiano al quale purtroppo siamo abituati.
Il Papa ha invitato tutti i cattolici a darsi con più convinzione e più generosità all’annuncio del Vangelo. E così, dopo averne parlato con il mio vescovo e averne convenuto che questo era un appello urgente, mi ha dato l’incarico, con una piccola équipe, di approfondire cosa poteva voler dire la “nuova evangelizzazione” in questa zona e soprattutto chi potevano essere i destinatari di questo annuncio rinnovato. Siamo comunque agli inizi.
Alla riunione dei vescovi del Madagascar, si è constatato che la nostra è stata l’unica diocesi ad aver preso sul serio l’invito del Papa. La strada sarà lunga e la speranza che diventiamo tutti evangelizzatori nuovi e diversi…potrebbe sembrare utopia. Soprattutto perché l’evangelizzazione portata avanti fino ad oggi è stata fatta spesso da missionari stranieri che hanno ignorato la cultura locale e che tuttora non sembrano molto propensi a considerarla come un passaggio obbligato. Emergono comunque i laici che, per la prima volta coinvolti, si sono sentiti finalmente valorizzati e hanno dimostrato entusiasmo verso questa impegnativa proposta.
Frugando fra le statistiche, sono emersi dei dati non proprio esaltanti: gli abitanti della diocesi di Morondava sono ufficialmente 720.000, ma è un dato approssimativo, poiché l’80% circa delle donne partorisce in casa e la stragrande maggioranza dei bambini non hanno l’atto di nascita. In questi anni, il flusso migratorio verso queste regioni disabitate si è fatto molto intenso e la maggior parte degli arrivi non sono ufficialmente registrati. Due bambini su tre non vanno a scuola. Il 52% di questa popolazione ha meno di 18 anni, anzi il 41% ha meno di quindici anni. I dati delle malattie non sono affidabili. L’acqua potabile è un bene sempre più raro e l’AIDS comincia ad essere visibile. I cattolici diminuiscono, perché la crescita delle comunità cristiane non segue l’aumento demografico. I sacramenti sono diventati delle abitudini senza grande partecipazione spirituale e la presenza delle sette è sempre più aggressiva.
Anche quest’anno l’impegno per le scuole è stato notevole: organizzare gli stage di formazione, ricercare nuovi insegnanti, cercare il materiale scolastico, spingere la comunità – esitante – delle suore a gestire autonomamente la scuola di Mandabe…Insomma il ritornello di ogni inizio di anno scolastico. Nonostante i risultati scolastici siano quasi ottimi, la maggioranza dei genitori non è convinta che sia un buon affare impegnarsi affinché i figli abbiano una buona educazione. E di argomenti per vincere le loro esitazioni credo di non averne più molti. Del resto l’amministrazione, a tutti i livelli, non se ne preoccupa affatto. Il comune di Mandabe quest’anno ha consegnato circa 300 atti di nascita: i bambini effettivamente nati sono stati più di 1500.
Una grande soddisfazione: il canale di Mandabe, frutto dei vostri sacrifici, funziona bene e aiuta i contadini a coltivare più di 800 ettari di risaie. Ad Ambango stiamo terminando i lavori per il canale e stiamo scavando un pozzo perché la gente possa avere acqua potabile, soprattutto durante la stagione delle piogge e nei mesi che ad essa seguono. Ogni anno parecchi bambini perdono la vita a causa delle infezioni intestinali dovute all’acqua sporca.
Voi amici, che avete generosamente contribuito al dispensario di Mandabe, vi chiederete che fine hanno fatto le attrezzature e i soldi. Dopo varie peripezie, dovute alle difficoltà a far arrivare fin qui le casse spedite dall’Italia e a sistemare gli impianti elettrici, le attrezzature sono entrate in funzione, permettendo di aiutare tanta gente bisognosa di esami e cure. È quindi con loro e a nome loro che rinnovo la nostra gratitudine per l’aiuto prezioso che ci avete dato. Ovviamente non tutti i problemi di salute sono risolti, ma adesso siamo certamente meglio equipaggiati e la stagione delle piogge e il conseguente isolamento ci fanno meno paura.
Quali potrebbero essere i progetti per il 2012?
– Il villaggio di Besely sud aspetta una cappella
– A Beronono il pozzo e la casetta per gli insegnanti hanno bisogno di riparazioni urgenti
– La casetta alloggio per gli insegnanti a Mandabe ha bisogno di essere rimessa in funzione
– I villaggi più grandi chiedono un secondo pozzo (Tanambao, Beronono, Ankilimanjaka)
– Gli alloggi degli insegnanti a Beronono e Ambango dovrebbero essere rifatti
– Last, but not least…molte mamme chiedono una maternità a Mandabe. Ho trasmesso la richiesta alla superiora delle suore. Il problema non è la costruzione di tre stanze, né l’attrezzatura mancante (la vostra generosità ha dato prove ben più importanti!), ma occorre che la congregazione delle suore mandi una suora ostetrica e che ottenga la debita autorizzazione dalle autorità sanitarie. Intanto preghiamo e chiediamo al Signore ”di esaudire le preghiere dei suoi poveri”.
Un caro ricordo va in particolare ai cari amici malati e anziani, fra tutti la carissima Angiola: sapete di essere nelle nostre preghiere perché siete dapprima nei nostri cuori riconoscenti.
Concludo rinnovando, anche a nome dei fratelli malgasci, il nostro ringraziamento per la vostra vicinanza e generosità e vorrei affidare ad ognuno di noi l’impegno a trasmettere il Vangelo ai nostri familiari, ai nostri figli e nipoti, agli amici. Per poter far questo bisogna “annunciare con più coraggio, pregare con più fede, credere con più gioia e amare con più passione”.
Davanti al presepe e guardando quotidianamente il calendario della nostra Missione, sappiamo che i legami di amicizia e di fede che ci uniscono diventano ogni giorno più forti.
Grazie ancora a tutti e un affettuoso augurio a voi e alle vostre famiglie per un Santo Natale.
Vi abbraccio,
don Riccardo