Verso una nuova missione. (Don Riccardo – 20/03/2012)

Morondava, 20 marzo 2012

Carissimi amici e compagni di cordata,
ho aspettato un po’ prima di parlarvi, perché volevo che le coordinate della scelta che sto facendo mi fossero più chiare e per verificare che fossero “scelte di chiesa” e non frutto di una decisione personale. Adesso, dopo aver avuto l’incoraggiamento di tre vescovi, mi pare che sia davvero la volontà di Dio. Una sua chiamata! La mia nuova situazione è quindi quella di missionario di Morondava in servizio pastorale nella diocesi di Maintirano. Prete fidei donum quindi!

La nuova missione dove sono inviato sarà nel distretto diMaintirano, una cittadina a nord di Morondava, che sarà eretta a diocesi, capoluogo della regione del Melaky, a nord-ovest del Madagascar.
E’ del tutto comprensibile la vostra sorpresa. Forse provate anche un senso di delusione perché non ve ne ho parlato prima, quasi un mettervi davanti al fatto compiuto. In realtà, se ben ricordo, nel passato non vi ho nascosto “certi limiti” della mia azione missionaria. Comunque, come voi ben sapete, io non sono un missionario che mette le radici troppo a lungo e dieci anni sono già tanti.

Perché Maintirano?
Perché è una diocesi nuova, ma soprattutto molto, molto più povera di quella di Morondava; perché l’evangelizzazione è stata stagnante per tanti anni, e lo è ancora, perché, mentre vi parlo, sulla carta dispone di appena 10 sacerdoti (superficie di quasi 40.000 kmq e di circa 400.000 abitanti). I battezzati non superano i 2-3000 . A ciò aggiungete la mancanza di strade, la diversità delle etnie, la presenza consistente dell’Islam, lo stato di completo abbandono della regione – la più negletta di tutto il Madagascar – frequentata anche da molti ladri di bestiame e quindi con un tasso di insicurezza molto elevato!
Quando qui a Morondava si è cominciato a parlarne, sentivo dentro di me che non potevo “esser spettatore” e che dovevo insieme a voi “apportare il nostro mattone”, come dicono i malgasci.

Perché lasciare Mandabe?
La prima risposta che mi viene sulle labbra è che “il missionario non è fatto.. per la manutenzione”. Ma diciamo che giocano anche altri fattori più importanti. Lo scopo dell’azione missionaria, secondo il Concilio, è quello “di dar vita alla chiesa locale”, creare insomma delle comunità cristiane in grado di essere poi autonome e di diventare missionarie a loro volta!
Durante questi anni, soprattutto grazie a voi, Mandabe è cresciuta, ha visto nascere tante altre piccole comunità, la missione si è consolidata con l’arrivo delle suore e la diversificazione delle attività. E’ arrivato quindi il momento del passaggio di mano dal missionario ad un’équipe malgascia che possa dare un nuovo impulso alla crescita delle comunità cristiane, che sosterrà più attivamente le scuole e le associazioni, in breve che continuerà il processo di sviluppo sia pastorale che sociale. Un’équipe malgascia di suore e di religiosi non può che essere benefica: più forte perché “interamente malgascia”, più presente perché non una ma più risorse appartenenti a due congregazioni ben strutturate.
Cosciente dei miei limiti e della necessità di un passaggio di mano, ne ho parlato più volte col vescovo che vedevo sempre esitante. Perché per lui Mandabe, sono sue parole, è un punto di riferimento per la diocesi! La cosa mi fa piacere, anche se…”i complimenti si odorano, ma non si mangiano…” Oltre a ciò, e ne ho già parlato con voi, sono un missionario e non “una balia”. Ho sempre detto, ad esempio, che le scuole che abbiamo costruito con grandi sacrifici di tutti noi, sembrano floride, ma nei fatti sono anche molto fragili. Le suore hanno difficoltà nella ricerca degli insegnanti, gli insegnanti vengono da molto lontano (pur essendo bravissimi!) e non si fermano a Mandabe a lungo, i genitori non si assumono una partecipazione più consistente per far vivere le scuole.

Riassumendo, comunque vadano le cose e per quanto grandi siano i problemi, “c’è sempre e comunque lui, il missionario”, che come un prestigiatore caverà all’ultimo momento il coniglio dal cilindro, proponendo sempre una soluzione.

Questo non vuol dire che abbandono immediatamente Mandabe: i progetti in corso saranno portati a termine così come previsto: il canale di Ambango sarà terminato e verrà costituita l’Associazione di contadini a cui affidarlo per l’amministrazione e la gestione della manutenzione; sempre ad Ambango verrà escavato un nuovo pozzo; a Beronono saranno ristrutturati il pozzo e gli alloggi degli insegnanti; a Mandabe si procederà alla ristrutturazione dell’edificio per la foresteria e sarà individuato lo spazio per la maternità, sempre che pervengano le autorizzazioni governative per lo svolgimento di tale attività sanitaria. Quindi è evidente che non lascerò Mandabe fino a quando non avrò la certezza del buon esito di tutti questi progetti. Le adozioni a Mandabe e nei villaggi limitrofi continueranno ad essere mantenute tali sino a che gli adottati frequenteranno le scuole. Per le nuove adozioni, o per sostituire gli abbandoni o coloro che hanno terminato il ciclo scolastico, vi proporrò bambini/e della nuova missione di Maintirano.

Credo fermamente che voi, cari amici, comprendiate i motivi di questa mia scelta e accettiate di sostenere anche questa nuova missione. Dobbiamo davvero fare questo passo tutti insieme e con fede: dobbiamo lavorare insieme per la Chiesa, non certo per noi. Umanamente parlando, questo “passaggio” assomiglia molto “alla follia del Vangelo”. Oltretutto non sono più un giovanotto e sono consapevole di tutte le difficoltà a cui andrò incontro. Ma ho visto che durante questi 38 anni di vita missionaria (31 in Madagascar e 7 in Costa d’Avorio) il Signore ci ha dato sempre di più di ciò che potevamo “sperare o immaginare”, come dice S. Paolo. Non ci abbandonerà neanche ora. La liturgia di qualche giorno fa cominciava con le parole: “Siate nella gioia!”. Non sono certo i motivi di sconforto e di pessimismo che ci mancano, ne abbiamo tutti e ne abbiamo tanti. Ma non ci devono “piegare”, anzi. Sappiamo che Lui c’é… anche se sembra “sonnecchiare in fondo alla barca”. Portiamo nella preghiera la missione che riaffidiamo alla diocesi di Morondava, per ringraziare il Signore per le meraviglie della sua prodigalità, e preghiamo fin d’ora per la nuova comunità che il Signore ci affiderà. Seminare, seminare, seminare! Il Signore ci chiede generosità… ”fino a sprecare il seme”, avendo fiducia nella sua Parola. La raccolta, di cui Lui solo conosce i tempi, sarà certamente abbondante, al di là del poco che avremo fatto.

E se fosse proprio questo il regalo di Pasqua di quest’anno?

Un caro e affettuoso augurio, perché la Santa Pasqua sia veramente per tutti noi un momento di conversione e di adesione alla Sua Parola.

Vi abbraccio forte. “Ave Maria e avanti!”




Fraternamente,
padre Riccardo