CRISANTEMI! ma non solo
Fra alcuni giorni sarà novembre: il mese dei morti, dei crisantemi, delle visite ai cimiteri… sono momenti in cui “l’enigma della morte” si fa sentire più acuto e ci turba!
Con voi vorrei leggere e ricordare le ultime parole di Giovanni XXIII.
Una buona morte va preparata, pregata, amata prima.
Allora l’addio diventa “partenza per le vie del cielo”un congedo, un arrivederci; il gesto supremo della speranza.

TESTAMENTO
Venezia, 29 giugno 1954
Sul punto di ripresentarmi al Signore Uno e Trino che mi creò, mi redense, mi volle suo sacerdote e vescovo, mi colmò di grazie senza fine, affido la povera anima mia alla sua misericordia, gli chiedo umilmente perdono dei miei peccati e delle mie deficienze, gli offro quel po’ di bene che col suo aiuto mi è riuscito di fare anche se imperfetto e meschino, a gloria sua, a servizio della santa Chiesa, ad edificazione dei miei fratelli, supplicandolo infine di accogliermi, come padre buono e pio, coi santi suoi nella beata eternità.
Amo di professare ancora una volta tutta intera la mia fede cristiana e cattolica, e la mia appartenenza alla santa Chiesa apostolica e romana e la mia perfetta devozione e obbedienza al suo capo augusto, il Sommo Pontefice, che fu mio grande onore di rappresentare per lunghi anni, nelle varie regioni di Oriente e di Occidente, che mi volle infine a Venezia come cardinale e patriarca e che ho sempre seguito con affezione sincera, al di fuori, e al di sopra di ogni dignità conferitami.
Il senso della mia pochezza e del mio niente mi ha sempre fatto buona compagnia tenendomi umile e quieto, concedendomi la gioia di impegnarmi del mio meglio in esercizio continuato di obbedienza e di carità per le anime e per gli interessi del regno di Gesù, mio Signore e mio tutto.
A lui tutta la gloria: per me ed a merito mio la sua misericordia.
“Signore tu sai tutto, tu sai che ti amo ”.
Questo solo mi basta.
Chiedo perdono a coloro che avessi inconsciamente offeso; a quanti non avessi recato edificazione. Sento di non aver nulla da perdonare a chicchessia, perché in quanti mi conobbero ed ebbero rapporti con me – mi avessero anche offeso e disprezzato o tenuto , giustamente del resto, in disistima, o mi fossero stati motivo di afflizione – non riconosco che dei fratelli e dei benefattori, a cui sono grato e per cui prego e pregherò sempre.
Nato povero, ma da onorata ed umile gente, sono particolarmente lieto di morire povero, avendo distribuito secondo le varie esigenze e circostanze della mia vita semplice e modesta, a servizio dei poveri e della santa Chiesa che mi ha nutrito, quanto mi venne fra mano – in misura assai limitata del resto – durante gli anni del mio sacerdozio e del mio episcopato.
Apparenze di agiatezza velarono talora, anzi sovente, nascoste spine di affliggente povertà e mi impedirono di dare sempre con la larghezza che avrei voluto. Ringrazio Iddio di questa grazia della povertà di cui feci voto nella mia giovinezza, povertà di spirito, come prete del Sacro Cuore, e povertà reale; e che mi sorresse a non chiedere mai nulla, né posti, né danari, né favori, mai né per me, né per i miei parenti o amici……
Partendo, come confido, per le vie del Cielo, saluto, ringrazio e benedico i tanti e tanti che composero successivamente la mia famiglia spirituale a Bergamo, a Roma, in Oriente, in Francia , a Venezia , e che mi furono concittadini, benefattori, colleghi, alunni, collaboratori, amici e conoscenti, sacerdoti e laici, religiosi e suore, e di cui per disposizione di Provvidenza, fui, benché indegno, confratello, padre e pastore.
La bontà di cui la mia povera persona fu resa oggetto da parte di quanti incontrai sul mio cammino rese serena la mia vita.
Rammento bene, in faccia alla morte, tutti e ciascuno, quelli che mi hanno preceduto nell’ultimo passo, quelli che mi sopravvivono e che mi seguiranno. Preghino per me. Darò loro il ricambio dal purgatorio o dal paradiso dove spero di essere accolto, ancora lo ripeto, non per i meriti miei, ma per la misericordia del mio Signore…
Nell’ora dell’addio, o meglio dell’arrivederci, ancora richiamo a tutti ciò che più vale nella vita: Gesù Cristo benedetto, la sua santa Chiesa, il suo vangelo, soprattutto il Padre Nostro e nello spirito del vangelo: la verità, la bontà mite e benigna, operosa e paziente, invitta e vittoriosa.
Miei figli, miei fratelli, arrivederci.
Nel nome del padre del figlio e dello Spirito santo.
(postilla aggiunta 13 anni dopo)
Castelgandolfo 12 settembre 1961
Sotto l’auspicio caro e confidente di Maria, mia madre celeste… depongo qui e rinnovo il mio testamento…
Aspetto e accoglierò semplicemente e lietamente l’arrivo di sorella morte secondo tutte le circostanze con cui piacerà al Signore inviarmela.
Innanzitutto chiedo venia al Padre delle misericordie… come tante e tante volte dissi e ripetei nell’offerta del mio sacrificio quotidiano…
Poi mi è di esultanza del cuore rinnovare integra e fervida la mia professione di fede cattolica, apostolica e romana.
Tra le varie forme… preferisco il credo della messa sacerdotale e pontificale… in unione con la chiesa universale di ogni rito, di ogni secolo, di ogni regione:
dal “credo in un solo Dio Padre onnipotente” alla “vita del mondo che verrà”!
Muore a Roma il 3 giugno 1963.