Un discepolo amato dal Signore
«Un discepolo amato dal Signore»

La lettera di addio di questo vescovo che lascia i suoi fedeli ci riporta a respirare arie più pulite.
È straordinaria la somiglianza con il testamento di san Paolo ai cristiani di Efeso, convocati a Mileto.
Ancora una volta la chiesa del Vietnam si fa umilmente nostra maestra!
Cari fratelli e sorelle,
la Santa Sede ha comunicato che il Santo Padre ha accettato la mia domanda di dimissioni. È arrivato il momento di separarmi da voi. Mi riesce difficile dirvi arrivederci, soprattutto sapendo che non siete pronti ad accettare la mia partenza. Io non posso tacere, ma non posso nemmeno dirvi tutto in una sola volta, l’ultima. Io desidero fortemente che voi comprendiate che non esistono argomenti capaci di convincere quelli che sono tristi. Ma io spero che il vostro grande cuore vi permetta di accettare una cosa che ora non può più cambiare.
Io ho avuto il torto di deludervi presentando le mie dimissioni. Ma siate persuasi che tutto ciò che io ho fatto, l’ho fatto per il bene superiore della Chiesa e, più precisamente, della nostra arcidiocesi di Hanoi. In realtà, fin da quando io ho accennato a queste dimissioni, le congregazioni romane interessate hanno protestato. Ma quando sono andato direttamente a sottoporle al Santo Padre, lui nella sua grande bontà mi ha capito e le ha accettate. Insieme con la mia domanda di dimissioni, ho pregato la Santa Vergine di trovare un successore. È stato scelto il presidente della Conferenza episcopale del Vietnam, Monsignor Pierre Nguyen Van Nhon. Per obbedienza ha accettato con coraggio questo pesante fardello, nelle difficili circostanze attuali. Tutto si è veramente svolto in uno spirito di servizio e di amore reciproco.
In questo momento di emozione, il sentimento più forte in me è di affetto e di riconoscenza. Rendo grazie al Signore d’avere avvolto la mia vita nel suo amore sovrabbondante: non c’è stato nessun luogo, nessun momento delle mia vita in cui io non sono stato sommerso da lui. Mi considero veramente come un « discepolo amato dal Signore ». Sebbene io non ne sia degno, il Signore mi ha amato. Malgrado la mia infedeltà, non mi ha abbandonato. Attraverso gli ostacoli, i pericoli del mare, la mano del Signore mi ha condotto al porto sicuro. Oggi, questa stessa mano amorosa mi guida su un nuovo cammino per cui io capisco maggiormente e vivo in pienezza questo amore: gli renderò grazie in eterno.
Per me non c’è fortuna più grande che vivere nella Chiesa. Ovunque io vada e quale che sia il mio compito, io continuo a appartenere al Signore. Che questo sia nella regione bassa popolosa e chiassosa, o nella regione più alta e ritirata, nella città agitata o in una povera campagna, io resto sempre membro della Chiesa. Che io sia incaricato di missioni importanti o che io svolga compiti ordinari, quand’anche io fossi steso, immobile, su un letto di malattia, io apporto il mio contributo alla vita della Chiesa. Così, anche piccolo e ordinario, io sono sempre oggetto di cure e di amore.
Questo amore si è manifestato in modo vivente e concreto, attraverso di voi, fratelli e sorelle prediletti, vicini e lontani, che avete condiviso con me e mi avete sostenuto lungo tutta la mia vita. Siete voi i miei genitori, i miei fratelli e le mie sorelle, tutta la mia parentela… Noi siamo diventati un essere solo attraverso tanti avvenimenti tristi e gioiosi. Noi abbiamo vissuto insieme, lavorato insieme. Più che tutto ciò, noi ci siamo radunati insieme, insieme abbiamo sperato, noi ci siamo preoccupati, noi ci siamo rattristati insieme.
Specialmente nei momenti di tempesta, nei quali la nostra vita era minacciata, noi siamo stati pronti a morire insieme.Come si potrà separarci ancora?
Voi siete il dono più prezioso che il Signore mi ha accordato nella mia vita.
Io rendo grazie al Signore per il vescovo ausiliario e i preti, miei fratelli carissimi. Voi fate parte del mio cuore. Voi siete la forza della vita della diocesi, perché voi siete l’edificio con cui diventa una famiglia vivente nell’armonia, con un cuore solo e un solo spirito. Grazie a voi per avermi dato la fortuna di godere la vostra fraternità calorosa all’interno della famiglia della diocesi: «Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme!» (Sal 132,1).
Io ringrazio il Signore per i religiosi e le religiose, collaboratori affidabili. Discreti ma efficaci, senza lamentarsi nell’adempiere i compiti più modesti, pronti a raggiungervi nei luoghi più distanti, voi avete allargato il campo di evangelizzazione della diocesi, procurando al Signore raccolti sempre più abbondanti. Grazie per la vostra generosità!
Io rendo grazie al Signore per i seminaristi, i nostri figli prediletti. Voi siete la pupilla dei miei occhi. Animati da uno spirito di servizio e di dono di voi stessi, voi avete aperto i vostri cuori al programma di formazione della Chiesa, voi vi siete impegnati a perfezionare le vostre conoscenze, voi avete partecipato con zelo alla pastorale, voi vi siete messi al servizio dei più poveri, dei malati e più specialmente dei lebbrosi e soprattutto voi non avete smesso di perfezionare la vostra condotta morale. Grazie a voi per avere donato ai vostri formatori la visione di un avvenire pieno di speranza per la diocesi.
Grazie al Signore per voi miei prediletti fratelli e sorelle laici della famiglia dell’arcidiocesi di Hanoi. Quando penso a voi, io non posso contenere la mia emozione. Sopportando con perseveranza le difficoltà, non solo voi siete stati le fondamenta di una Chiesa avete fondato salda e irremovibile, le radici di un albero che non ha smesso di portare frutti in abbondanza, ma voi avete anche, per una certa parte, contribuito all’edificazione della società quando con coraggio voi avete alzato la voce per sostenere la giustizia, pronti a sacrificare la vostra vita per la verità. Voi siete la Chiesa. Voi avete versato il vostro sudore, le vostre lacrime, e lo stesso vostro sangue per mantenere e sviluppare la Chiesa. Io sono fiero di voi. Io vi ammiro. Io vi sono riconoscente.
Mentre parliamo d’amore, come non ricordare il perdono? Io vi domando di perdonare i miei difetti e le mie mancanze. Io vi domando anche di perdonare, in mio nome, a tutti coloro che ci hanno offeso. Noi non accettiamo il male, ma noi dobbiamo perdonare e pregare per coloro che si sono smarriti perché affinché anch’essi ritrovino la dritta via. In questo momento degli addii, come dire tutto? La mia ultima parola sarà per dirvi di conservare il vostro amore e la vostra unità. È questo il tesoro più prezioso della nostra Chiesa. In questo amore e questa unità già presente, voi amerete Monsignore Pierre Nguyen Van Nhon come voi mi avete amato; voi collaborerete con lui, come voi l’avete fatto con me. Lui mi sostituirà in mezzo a voi perché la corrente di amore reciproco non si interrompa mai.
Anche separati, la preghiera ci unirà. Anche lontano, io continuerò a servire la diocesi con la preghiera. Grazie alla preghiera e al nostro amore reciproco, il Signore accorderà alla nostra diocesi numerose grazie, più di quante ne possiamo desiderare. È per questo che vi chiedo di non trattenermi, e di lasciarmi partire conformemente con il mio desiderio. Io sono persuaso in effetti che la mia partenza è conforme alla volontà di Dio e che ciò costituirà un bene sia per voi quanto per me.
Che la pace del Signore sia sempre con voi.
Joseph Ngô Quang Kiêt