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Quante volte ci tocca andare al cimitero per i nostri morti o per quelli degli altri. E queste lapidi di pietra pesanti e fredde sembrano dirci che non c’è davvero più posto per la speranza, per i sogni, per la presenza dei nostri morti. Birago Diop non sembra aver conosciuto il Vangelo, o per lo meno non gli suggerisce cose migliori della fede tradizionale africana. Per la tradizione africana infatti … “i morti non sono morti, non sono mai partiti, sono presenti dappertutto”.

Sentiamo anche noi questa aspirazione immensa a vivere dopo la morte, e allora siamo rimandati al centro delle parole di Gesù… “non vi lascio soli, sono e sarò con voi”. In eco, le parole di Santa Teresa del Bambino Gesù: ” ….passerò il mio paradiso a fare del bene qui sulla terra.” Non un ineluttabile “riposa in pace” o, l’inerzia della mummia, ma una presenza attiva, invisibile… molto meglio e di più di quello che ci augura Birago Diop.

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“Ascolta di più…”

Ascolta di più Le cose che la gente, la voce del fuoco, s’intende. Ascolta la voce dell’acqua Ascolta nel vento il cespuglio che singhiozza: E’ il respiro degli antenati

Quelli che sono morti non sono mai partiti: Sono nell’ombra che si schiara Sono nell’ombra che incupisce. I morti non sono sotto terra: Essi sono nell’albero che freme, Sono nel bosco che geme, Sono nell’acqua che scorre Sono nella capanna, sono fra la folla: I morti non sono morti.

Ascolta di più Le cose che la gente, ascolta la voce del fuoco, Ascolta la voce dell’acqua Ascolta nel vento il cespuglio che singhiozza: E’ proprio il respiro degli antenati, Il respiro degli antenati morti, Che non sono partiti, Che non sono sotto terra, Che non sono morti.

Quelli che sono morti non sono mai partiti: Essi sono nel seno della donna, Sono nel bimbo che vagisce, Sono nel tizzone che si infiamma. I morti non sono sotto terra: Sono nel fuoco che si spegne nella roccia che geme Sono fra le stoppie che piangono Sono nella foresta, sono nella casa I morti non sono morti.

Ascolta di più Le cose che la gente, ascolta la voce del fuoco, Ascolta la voce dell’acqua Ascolta nel vento il cespuglio che singhiozza: E’il respiro degli antenati

Ripete ogni giorno il patto, Il grande patto che lega, Che lega al destino la nostra sorte; Ai respiri che soffiano più forti Il destino dei nostri morti che  non sono morti; L’esigente patto che ci lega alla vita, L’esigente legge che ci lega ai gesti Al soffio di coloro che si spengono. Nella stuoia o sulle rive del fiume I respiri che si agitano Nella la roccia che geme e  nell’erba che piange. Respiri che dimorano Nell’ombra che si schiara o si incupisce Nell’albero che freme,  nel bosco che geme Nell’acqua che scorre e nell’acqua che quieta sta Gemiti più forti, che afferrano Il soffio dei morti che non sono morti Morti che non sono mai partiti, Morti che non sono più sotto terra

Ascolta di più Le cose che la gente…