Come essere missionari nel nostro quotidiano: l’esperienza di Angiola e Giancarlo

Padre Riccardo ci ha spesso sollecitato a essere missionari nella realtà in cui viviamo, senza per forza “dover” partire verso mete lontane, e riprendendo l’ultima pagina del calendario 2013 possiamo leggere alcuni suggerimenti: assumere uno stile di vita sobrio e misurato, condividere quanto si ha, fare della nostra famiglia una famiglia missionaria, pregare.
A questo proposito desideriamo ricordare questa coppia di amici, Angiola e Giancarlo, proprio perché hanno incarnato perfettamente l’impegno missionario declinandolo nella loro vita quotidiana per oltre trent’anni, dedicandosi completamente alle missioni orionine in Madagascar “restando” (anche se in realtà sono andati diverse volte sul posto a verificare e documentare) in una stanza, a Milano.
La loro attività non consisteva solamente nel lavorare per le missioni, ma insieme hanno saputo aggregare, creare legami di profonda amicizia e ponti tra realtà così diverse. 
Desideriamo in particolare fare memoria di Angiola, a un anno di distanza dalla sua rinascita al cielo, lasciarla parlare direttamente e descriverla attraverso le testimonianze di alcuni amici che con lei hanno condiviso l’ esperienza missionaria e che hanno intrecciato legami di profonda amicizia

(La chiacchierata con Angiola è stata realizzata utilizzando stralci della sua biografia, Il Madagascar in una stanza.)




Cara Angiola,
sei stata per me una cara amica e anche una guida spirituale!
Ti ho conosciuta nel lontano 1989 facendo volontariato al centro missionario del Madagascar, organizzato da te e Giancarlo.
Sono stati anni che ci hanno aiutato molto perché anch’io uscivo da un periodo difficile. Quanto cucire, stirare, e quanti scatoloni preparati tra medicinali, indumenti e cose varie, con persone volenterose come Luigi, Anna, Vanda, Anna Maria, Luisa, Valentino e tante altre.
Terminato il periodo “attivo” delle missioni, ci siamo poi sempre ritrovati periodicamente con momenti di crescita spirituale e allora sono riuscita ad apprezzare la tua profonda fede e la tanta serenità che ti ha aiutata nel periodo della tua vedovanza e della tua lunga malattia.
Gli ultimi mesi sono stati dolorosi, si vedeva la tua sofferenza e la tua stanchezza ma non ti lamentavi e il tuo viso appariva sempre sereno.
Sei stata una persona “speciale” per tanti, ti ringrazio per tutto quello che mi hai trasmesso e ora ti penso felice accanto al tuo Giancarlo.

Elena

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Mi è stato chiesto di scrivere due righe in ricordo di Angiola Fedrigotti Chailly, cosa che faccio ben volentieri, anche se non posso certamente rendere l’idea del ricordo che ne conservo.
Angiola Chailly: una lunga frequentazione di amicizia e di lavoro e – da parte mia – una grande ammirazione per la sua attività instancabile nella realizzazione dei progetti di aiuto nella varie Missioni in Madagascar.
Di Angiola ricordo, oltre alla grande Fede e generosità, le doti di intuizione e di intelligenza.
Grazie Angiola di essere stata fra noi,

Renzo


 

Angiola, cosa vi ha spinto verso l’impegno missionario?
Diverso tempo fa ne parlavo con una mia amica che mi ha rivolto la stessa domanda.
Le ho risposto “voglio essere aperta alla fantasia di Dio”.
Vale ancora.

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“La prima immagine che ti rappresenta meglio è senz’ altro quella in cui tu stavi sull’ uscio di casa tua, mentre mi aprivi la porta e mi dicevi “Ciao! Benvenuta”, senza avermi mai vista e conosciuta prima, con quel tuo bel sorriso rassicurante e gli occhi azzurri vispi, l’ aspetto curato e semplice, che sapeva di buono”. 

Chiara

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“Da parte mia, c’è una grande ammirazione per Angiola, per la sua attività instancabile nella realizzazione di progetti di aiuto alle varie missioni in Madagascar”. 

Una collaboratrice amica

 


 

Tu e Giancarlo cosa facevate?
La prima collaborazione è stata per la preparazione di un container. Abbiamo cominciato così. Strada facendo, quell’operare è però diventato molto di più. Giancarlo l’ ha spiegato bene quando ci è stato chiesto cos’era la missione per noi:
“Potevo andare in pensione nel 1976. Quell’anno ho deciso e ho dato le dimissioni: avrei lavorato per le missioni […] Attualmente non concepirei la mia vita senza la missione.
[…] Mia moglie ed io non abbiamo avuto figli, ma credo che riguardo ai figli, la situazione sia questa: fanno parte integrante della vita dei genitori, sono un dono grande. E’ più di una sensazione, è un fatto. Questo fatto è accaduto a me per la gente delle missioni in Madagascar a cominciare dai nostri missionari. Io mi meraviglio quando qualcuno mi ringrazia: capisco perché lo fa, ma questo qualcuno non ha capito cosa è per me il Madagascar.
[…] Per me, uomo di poca fede, le argomentazioni diventano più difficili. Resta il fatto che qualcuno ha trasformato la mia vita con questo enorme dono”.

 


 

Conobbi Angiola nel luglio 1987, stava partendo con Giancarlo per il Madagascar e si ripromise di fornirci nuove informazioni sui due bimbi. Al ritorno, infatti, ci portò tante foto e molte notizie, così i nostri bambini cominciarono finalmente ad avere un volto e un carattere, ed erano bellissimi. Mi fornì anche le loro misure, sulle quali costruii due sagome in casa come modelli, per preparare un primo corredino che avremmo portato nel nostro viaggio di adozione in Madagascar, l’ottobre successivo. E fu in casa loro, ospitati tutti quanti, che del febbraio 1989 arrivò il nostro terzo figlio, Jimmy, portatoci infatti dallo stesso Padre Riccardo, sempre da Anatihazo.

Con Angiola e Giancarlo abbiamo da allora condiviso tutti i momenti importanti delle nostre vite, quelli felici, quelli difficili e tristi. Anche noi, in qualche modo, ci siamo adottati vicendevolmente.

C’era una sorridente ironia, affettuosa, sottile, tollerante a condire spesso le sue parole; e l’espressione del volto faceva il resto.
La sua “leggerezza” nell’affrontare i problemi, trattare le questioni, rapportarsi con le persone, faceva intuire subito la porta aperta del suo cuore e metteva chiunque a proprio agio.
Avevi di fronte una persona che si faceva carico di questioni immense, riguardanti persone vicine e lontane, ma che – allo stesso tempo – accompagnava parole e comportamenti con un sorriso o con una battuta intelligente: e tu ti sentivi subito spinto a dare il tuo contributo, ad abbracciare senza paura il suo progetto.
Non è stata solo una brava volontaria e una organizzatrice eccezionale, ma un’animatrice che sapeva sollecitare in ognuno di noi il meglio che abbiamo dentro.

E mi piace l’idea che a ricordarla davvero di continuo sia il quotidiano e ripetuto suono delle campane di Mandabè, che portano (e scandiscono) il nome suo e di Giancarlo. E così la associo a una musica festante e allegra che si diffonde per quei villaggi e la cui eco giunge fino a noi.

Franca

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“Nella stanza dove lavoravi c’era davvero tutto il Madagascar nella sua essenza, con i quadri, le sculture di legno, l’ archivio delle migliaia di foto e nastri in “superotto”, i calendari, i documenti, il computer con sopra la foto del tuo Giancarlo. Era sempre lì con te tuo marito, nella discrezione e semplicità che circondava la tua vita”. 

Chiara

 


 

Angiola: le sono stata amica e la serbo nel cuore con tanto affetto.
L’ ho conosciuta anni fa a Roma ad un incontro sulle missioni.
In seguito ci siamo riviste numerose volte.
Quando siamo rimaste sole, la nostra amicizia si è consolidata.
I nostri dialoghi erano quasi sempre sulle missioni e sui missionari.
Mi piaceva ascoltarla quando parlava della sua missione e dell’abnegazione con cui svolgeva il suo apostolato missionario.
Nelle sue parole c’era l’affetto di una sorella, c’era la sua profonda fede in Dio, c’era tutta la sua anima caritatevole.
Cara Angiola, grande è il dolore di non udire la tua voce sempre calma e le tue parole sensate e giudiziose.
Ci siamo incontrate l’ultima volta nell’istituto del don Orione dove eri ospite.
E’ stata l’ultima volta che ci siamo viste.
E abbiamo continuato a sentirci.
Poi mi sono mancate le tue telefonate e ho capito che il male, di cui mi avevi accennato, era nuovamente tornato.
Ogni sera, prima di addormentarmi, ti invio un saluto.
Sai che una volta, tra le tante cose che ci confidavamo, ti espressi il mio pensiero che quando giungerà l’ora della mia partenza e traghetterò il fiume per sistemarmi sull’altra riva, tra i miei cari che mi attendono sono certa, ci sarai anche tu.
Ciao, ciao Angiola.

Giuseppina

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Angiola, c’entra la fede?
La fede c’entra in tutto, é il significato profondo dell’atto del donare, che è centrale quando si tratta di missione. C’entra anche nel rispettare i ritmi malgasci, e per noi è difficile: là è tutto più lento, i tempi sono davvero diversi dai nostri … don Tonino Bello diceva che i missionari la bisaccia evangelica dovrebbero portarla vuota, per riempirla con i beni e i valori che trovano presso i popoli …
La fede c’entra quando mi imbatto in qualcuno che ha più bisogno di me, perché so bene che ci sarà certamente qualcuno che ha più bisogno di lui. Ma, allora che faccio? Non gli do niente? Gli dico tu aspetta, che vado in cerca di qualcuno messo peggio? E siccome c’è senz’altro chi è messo peggio anche del secondo e del terzo, che incontrerò chissà quando, continuo a perdere tempo in questa ricerca? E il primo, il secondo, il terzo li lascio ad aspettare il turno di essere più poveri?
La fede c’entra quando si tratta di missione ma anche di de-missione.

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“Nonostante la sofferenza ti sei sempre mostrata con il tuo lato migliore e non hai mai voluto far trapelare quello che provavi nel profondo”.
“(Negli ultimi tempi) secondo le giornate eri più o meno reattiva a ciò che ti circondava, ma non mancava mai un guizzo di luce negli occhi quando ti si parlava di Padre Riccardo, per una lettera ricevuta o una notizia della Missione.
Nel cuore hai sempre mantenuto un filo costante di congiunzione che si faceva evidente ogni qualvolta si parlava di Madagascar. E forse a quel filo ti sei aggrappata come un solido appiglio per vivere tutto con la serenità che mi hai mostrato”

Chiara

 


 

“Cara Angiola, per me è ancora difficile pensarti in Paradiso e non godere delle tue parole o chiederti consigli. Anche quando non potevi rispondermi, i tuoi occhi parlavano per te. Anche se qualche volta non ero d’accordo, o meglio, non riuscivo a capire il senso, ripensandoci, ho compreso la profondità delle tue parole e quello che mi dicevi non erano giudizi, ma solo saggezza”.
Preghiera per Angiola:

Siediti ai bordi dell’aurora, per te sorgerà il sole.
Siediti ai bordi della notte, per te brilleranno le stelle.
Siediti ai bordi del torrente, per te canterà l’usignolo.
Siediti ai bordi del silenzio, Dio ti parlerà.

Lina P.


 

“Angiola ha saputo coinvolgermi totalmente nel volontariato e questo mi ha totalmente cambiato la vita… Per me sono stati più di vent’anni bellissimi e gratificanti. Ho conosciuto una persona splendida, ottimista, coraggiosa, piena di fede, di fiducia negli altri, nella Provvidenza. Io dicevo sempre che era la mia roccia e che avrei voluto assomigliarle. Ora Angiola riposa nel piccolo cimitero di Tiarno, in una tomba semplice, ornata da un lamba malgascio a testimonianza del suo amore per il popolo del Madagascar. Ciao Angiola, prega per noi”.
Ciao

Vanda 


 

Carissima Angiola,

ci hai lasciato da un anno e il tempo corre via. Per fortuna che per parlarti non occorrono carta e penna e neppure internet; sono qui a dirti ancora una volta grazie. Pensavo stamattina al canto che avevo insegnato ai ragazzi di Anatihazo per darvi un tuffo al cuore, quando tu e Giancarlo sareste entrati in chiesa accolti dal canto “Avevi scritto già…..” ed infatti l’emozione é stata fortissima, soprattutto perché Vera e cioè le parole esprimevano bene la parabola della vostra vita; un destino scritto con immenso amore da Qualcuno che vi amava e che adesso contemplate faccia a faccia, senza altri veli, proprio come assicurava Paolo ai cristiani di Corinto.
Io poi ho un motivo supplementare per dirti/vi grazie. Quando sono venuto qui la prima volta un anno fa a maggio per una prima presa di contatto, una seconda volta con la Claudia e poi una terza a dicembre….. mi ero chiesto anch’io …” cosa sono venuto a fare qui in questo buco dove manifestamente tutto sembra essere contro, al punto di non trovare un palmo di terra dove situare le cose che avevo in mente per questa gente?” E poi invece come d’incanto le cose si sono sistemate, le difficoltà appianate e adesso dal cielo state guardando questo manipolo di gente che lavora alacremente perché alcune classi siano pronte e con esse qualche locale per accogliere i nuovi insegnanti. Cosa vuol dire fidarsi, un po’ come quando da uno sperone uno si butta a capofitto in mare non misurandone ancora la profondità.
Ecco ci troviamo qui stasera per dire che i nostri legami di amicizia sono ancora vivi e ben forti e che questo dialogo non passa per la tomba, ma per l’Eucaristia che ci tiene legati, affettuosamente e sempre più legati.
Dacci un po’ più nostalgia del cielo e cosi quando arriverà sorella morte, non la guarderemo con paura, ma come una porta che si schiude, due braccia che ci stringono ed un volto da baciare. Sì allora vedremo anche noi il Suo volto. Ciao Angiola

Riccardo