Quando anche i Vescovi si chiedono perdono… anche i popoli si riavvicinano

Stiamo ricordando in questi anni l’evento straordinario del concilio: un fatto di importanza mondiale anche se i testi di storia sembrano dimenticarlo.
Il concilio ha prodotto dei documenti. Ma prima ancora è stato una sequenza di “eventi” che hanno cambiato la storia. Attiro l’attenzione su queste due lettere di cui nessuno parla, dapprima seppellite dal frastuono e dalle critiche dei rispettivi regimi che accusavano i vescovi di “sudditanza”, se non di “tradimento”, e poi perché non sono “cinematografiche”.
Eppure quando i vescovi della Polonia e della Germania si scrivono (mancano pochi giorni alla fine del concilio), hanno imparato oramai da quattro anni a pregare insieme, lavorare insieme, e “ricordare insieme le vicende drammatiche dei loro popoli”. 

Perdonare esige sempre di rileggere il passato, ma per raccontarlo e ricordarlo con occhi e cuore diversi. 

Voglio solo “spigolare” qualche frase perché sono veramente testi di vangelo “riscritti” nella storia dei due popoli.

Cosi si esprimono i vescovi polacchi scrivendo per primi ai colleghi tedeschi

Nel periodo del Concilio Ecumenico ci sembra, che sarebbe ora d’iniziare un tale dialogo su una base episcopale e pastorale, senza esitazioni, per poter conoscerci meglio … facciamo appello a Voi: sforziamoci di dimenticare! 

Quelle ondate (riferite alle varie e secolari invasioni tedesche!) ogni volta lasciarono, dietro di loro, rovine e macerie, miseria, malattie, epidemie, lacrime, morte e crescente sete di rivincita e di odio.
Il gravame dei rapporti reciproci è sempre ancora pesante ed è potenziato dal cosiddetto “ferro rovente” di questo vicinato. 

Non vogliamo elencare tutte le nefandezze commesse dai tedeschi per non riaprire nuovamente le ferite non ancora rimarginate.
In generale la chiamano da noi “il periodo della occupazione tedesca” e con questo termine è entrata a far parte della storia polacca. Eravamo tutti inermi, stremati di forze; il paese era cosparso di campi di concentramento, nei quali giorno e notte fumavano i forni crematori. Oltre 6.000.000 di cittadini polacchi, in maggioranza ebrei, perdettero la vita.
Duemila sacerdoti e cinque vescovi (1/4 dell’episcopato polacco di quel tempo) furono sterminati nei campi di concentramento…

e tuttavia è adesso arrivato il tempo di ricordare e perdonare

Noi vi preghiamo di voler trasmettere i nostri saluti, come anche l’espressione della nostra riconoscenza ai fratelli tedeschi evangelici, i quali con noi e con Voi cercano di trovare una soluzione alle nostre difficoltà.
Animati dallo spirito cristiano ed umanitario, noi allarghiamo a Voi, che sedete sui banchi del Concilio, che sta per concludersi, le nostre braccia, Vi accordiamo il nostro perdono e Vi preghiamo anche di perdonarci

Roma 18-XI-1965

Alcuni giorni dopo i vescovi tedeschi rispondono ai loro confratelli polacchi

Un gesto cosi inatteso suscita:
commozione e gioia … viva gratitudine: queste parole le consideriamo come un frutto prezioso del nostro comune lavoro conciliare.

Rileggere la storia esige attitudine di verità e umiltà

Il popolo polacco ha sofferto molte crudeltà da parte dei tedeschi ed in nome della nazione tedesca

“E rimettici i nostri debiti”. In questo ci sarà lecito di invocare perdono, con cuore sincero, dai nostri vicini. Visto che anche noi preghiamo di dimenticare e, ancor più, di perdonarci.
Ma anche milioni di tedeschi hanno dovuto abbandonare le loro regioni native, dove avevano vissuto i loro padri e i loro avi.
Potete essere convinti, che ogni vescovo tedesco non desidera altro e non darà il suo appoggio ad altro, che ad un fraterno rapporto tra i due popoli, caratterizzato dalla sincerità ed onestà nel dialogo comune 

…venire come pellegrini nel Vostro Santuario Mariano – era l’invito di celebrare insieme il millennio de cristianesimo in Polonia –di Czestochowa e prendere parte alla gioia Vostra e dell’intero Vostro popolo.
Noi desideriamo di fare tutto, perché quel legame non venga a spezzarsi mai più.

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“Dai banchi del Concilio, che sta per concludersi, noi Vi allarghiamo le nostre braccia, Vi accordiamo il nostro perdono e Vi preghiamo anche di perdonarci”. Noi accogliamo le Vostre protese braccia con rispetto fraterno. Che il Dio della Pace, con l’intervento della Regina Pacis, faccia sì che lo spettro dell’odio non riesca mai più a disgiungere le nostre mani.

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Due futuri papi – Giovanni Paolo II e Benedetto XVI – hanno imparato molto da queste due lettere.
Sappiamo che da allora i politici si sono incontrati, si sono inginocchiati ad Auschwitz, si sono chiesti perdono…
e la storia dell’Europa ha preso un’altra strada. 

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