Verso Pasqua… con Sofia
Il paesetto dove sono nato è un normalissimo paesetto della pianura padano-veneta con tutti i pregi e i difetti dei paesetti, però con qualche buona perla…
Ecco perché ancora oggi sono attaccatissimo alla mia gente.
Sofia, la mia maestra alle elementari, è una di queste.
Oltre ad insegnare bene aveva il talento per il disegno e una grande fede. Diventato seminarista i nostri incontri erano quasi sempre imperniati su quello che avveniva nella chiesa. Lì capii che questa donna leggeva molto e “respirava “ con la Chiesa. Chiesa – veneta, soprattutto – che tante volte la deludeva per la lentezza a capire “i segni dei tempi”, che non valorizzava gli artisti, che aveva troppi pastori mediocri e meschini, che non aveva coltivato l’utopia del concilio,che perdeva le masse giovanili,che non si apriva abbastanza al mondo. Una chiesa frenata da un clericalismo soffocante e onnipresente. Una chiesa troppo lenta a cambiare perché troppo lenta a capire i cambiamenti in corso e pigra a lasciare le abitudini centenarie.
E ciò le procurava una delusione bruciante.
Solo dopo la sua morte capii che avrei dovuto frequentarla ed ascoltarla molto,molto di più.
Su domanda del parroco si mise al lavoro per immaginare una Via Crucis che non fosse un “arredo sacro” ma immagini di Vangelo – le cui stazioni sono riprodotte in questo messaggio – che aiutano a meditare e a pregare…
Se guardate bene il volto di Cristo è il volto della sindone svolto nelle varie posizioni.
Originale anche la materia usata: lamiera, semplice e volgare lamiera. Insomma le volgari cose di cui sono fatte anche le nostre croci. L’artista mostra allora tutto il suo talento: come disegnando con l’inchiostro di china, sa staccare dalla lamiera le immagini con pochi tratti brevi e essenziali.
Bisogna dire che ebbe un collaboratore d’eccezione che maneggiava la lamiera come fosse carta: Antonio Fabian, tanto sconosciuto quanto bravo. Due persone semplici, comuni, che da allora aiutano altre centinaia di cristiani a guardare Cristo e a pregare e camminare con Lui.
Adesso ogni volta che entro in quella chiesa percorro lentamente con lo sguardo questi quadri: originale il volto del Cristo, lo contemplo sofferente, assorto in una preghiera continua, grave, maestoso, ma sempre umano, palpitante.


Il cammino della Passione non comincia dal pretorio di Pilato e neppure dal Giardino degli Ulivi, ma prima, molto prima…

…dalla Ultima Cena, anzi, come dice S. Giovanni, dal miracolo dei pani dove tanta gente, Giuda incluso, restano profondamente insoddisfatti per la pochezza del segno promesso da Gesù (non segni strabilianti, ma l’Eucaristia) e gli voltano le spalle.























A loro dico e ripeto che, anche di fronte a tanti che li hanno continuamente delusi e traditi, Gesù non illude e non tradisce e la Pasqua è sempre possibile, se crediamo che può cominciare da noi, perché allora il cambiamento ci sarà e sarà duraturo.
