Allah a Betanatanana

E’ un mondo ancora inesplorato l’islam da queste parti. Qui a Betanatanana come già scrissi ci sono due moschee una per i sunniti ed una per gli sciiti. Mentre i tre ricchi commercianti indiani, quando ci sono le feste grandi oppure eventi particolari, vanno a pregare nella migliore moschea di Maintirano gestita dalla confraternita Borha.

 

VISITA ALLA MOSCHEA SUNNITA

Hassany

 

Il mio amico Boanaidy Hassany vicino agli ottant’anni oramai, mi racconta del suo peregrinare su questa costa ovest prima a Soalala, dove all’epoca c’era un centro di formazione per giovani imam.

E poi da Soalala altro servizio prolungato a Tambohorano. Piccolo villaggio a quasi 150 km da Maintirano. Fino all’arrivo, recente, a Betanatanana. Sento spesso durante il giorno la sua voce roca che, diffusa dall’altoparlante, chiama alla preghiera.

 

Costruita di recente con “aiuto libico“ eccola la piccola moschea “sunnita” di Betanatanana. Il pozzo e la vasca per le abluzioni rituali prima della preghiera.

Costruita di recente con “aiuto libico“ eccola la piccola moschea “sunnita” di Betanatanana. Il pozzo e la vasca per le abluzioni rituali prima della preghiera.

“Il buon musulmano prega 5 volte al giorno”. Gli chiedo allora gli orari. Il 1° invito alla preghiera lo fa alle cinque del mattino; poi alle 12,15; il 3° alle 15,30, poi alle 6 di sera, ed infine alle 7.

“E le donne –gli chiedo- dove pregano?“. “Nella nostra piccola moschea lo spazio è diviso da un tendaggio, che separa gli uomini dalle donne”.

Il figlio di Boanaidy mi apre e mi mostra la moschea. La tenda separa gli spazi riservati agli uomini -davanti- e alle donne -dietro.

Ma è Omar Jules Kalavah, un contadino benestante, che mi da qualche ragguaglio sull’arrivo dell’Islam a Betanatanana: “Probabilmente -mi dice- l’Islam è arrivato qui a Betanatanana quando il villaggio di Dèmoka nel lontano 1912 fu sommerso dalle inondazioni.

L’orologio della moschea sunnita con la scritta: Allah grande e misericordioso.

L’orologio della moschea sunnita con la scritta: Allah grande e misericordioso.

All’epoca l’autorità coloniale ordinò a tutti di lasciare il villaggio ed i dintorni per venire ad abitare a Betanatanana. Luogo certo più alto, più sicuro, ma anche che garantiva un controllo più rapido della popolazione”.

Gli chiedo: “quanti sono quelli che vengono a pregare?”.  Durante il giorno una decina o poco più.  Mentre tutti i musulmani sunniti sono un centinaio circa.

La concorrenza con i cristiani è cominciata intorno agli anni 1920-30. Dapprima con l’arrivo dei protestanti e poi con l’arrivo dei cattolici.

 

 LA MOSCHEA SCIITA

Il giovane “fondy” –cosi viene chiamato da queste parti chi dirige la preghiera ed è responsabile della moschea- porta il nome cristianissimo di Jean Eudes (un santo francese del seicento, che ha divulgato il culto del sacro cuore).

Ecco la piccola e nuova moschea sunnita di Betanatanana: e il responsabile Jean Eudes

Ecco la piccola e nuova moschea sunnita di Betanatanana: e il responsabile Jean Eudes

Con lui sono più in relazione che con l’anziano Boanaidy.

Mi racconta a anche lui qualche brano della sua vita. Nato qui a Betanatanana, ha poi seguito il padre, maestro dello stato a Tambohorano (altro villaggio musulmano proprio sulla costa ovest).

Non riesce a concludere il liceo a Maintirano e quindi decide di partire per Tananarive dove poi frequenta il centro islamico per tre anni. Dopo uno stage a Ambilobe -al nord dalle parti di Diego Suarez- ed uno stage corto alla Reunion, rieccolo di ritorno a Betanatanana. E sarà lui la guida dei musulmani sciiti che si separano definitivamente dai “cugini“ sunniti per dar vita alla comunità sciita: dotata stavolta di moschea propria e di vera autonomia.

Jean Eudes rivestito degli abiti previsti per la sua funzione, pronto a guidare la preghiera

Jean Eudes rivestito degli abiti previsti per la sua funzione, pronto a guidare la preghiera

Gli chiedo come va con la sua comunità: “alla preghiera del venerdi a mezzogiorno siamo una quarantina di persone, ma nella grandi occasioni arriviamo al centinaio”.

Gli chiedo come si sente un giovane come lui in un posto come questo “senza prospettive“….

Mi dice che, effettivamente, non si sente bene e che spera di andare in un centro più grande, come Maevatanana o Morondava.

Al momento della prostrazione la fronte non deve toccare se non la terra, evitare quindi il contatto con materiali artefatti, come la plastica.

rondella

La rondella che vediamo è stata confezionata a Kerbala in Iraq, luogo sacro per eccellenza, che conserva i resti di Hussayn –nipote del profeta Muhammad– ed è usata dai fedeli sunniti qui a Betanatanana quando pregano.

Il  viaggiatore che capitasse da queste parti e si fermasse un po’  “deve fare i conti con Dio” .   Cinque volte al giorno è la voce dei musulmani sunniti che chiama alla preghiera. Dopo qualche minuto è la voce degli sciiti a chiamare alla preghiera. Evidentemente  i grossi megafoni degli uni e degli altri si fanno sentire fin molto lontano. La voce dei cattolici è affidata “alla campanella -regalo della comunità di Mandabe-“ che chiama i cattolici al rosario alle cinque del mattino e alle cinque di sera. La campanella dei protestanti luterani è ancora più discreta: suona la domenica e il mercoledì.

Insomma pare di essere dentro un immenso monastero ”senza clausura“ ma ben vivo.

Il diritto di primogenitura “è rispettato”. Mi pare, tuttavia, di capire che l’islam nonostante sia presente da decine di anni… non ha ancora affrontato la cultura malgascia a fondo. La “patina di fede… per stranieri” (siano essi delle Comorre, arabi o indiani) rimane tenace. E, tuttavia, siamo  anche noi toccati da questa “fede mondiale“ presente anche fra noi.