BAOBAB
Sai come fa la gente di qui quando arrivo da loro? Corrono subito a prendere una bella stuoia: di quelle che sono arrotolate e si conservano sempre in casa. E’ il loro modo per farti entrare ed offrirti la sedia.
Ci si toglie i sandali perché su quella stuoia loro mangiano insieme – un atto sacro – e vi si coricano. Una volta seduti ti chiedono come va la salute? E’ un bene talmente prezioso e fragile che passa prima di ogni cosa.
Mi stupisce sempre sentirli rispondere: bene, non c’è male. E tu? E la cosa mi sconcerta perché a volte lo scopo della visita è di annunciare anche un affare spinoso, una lite da regolare, un parente malato grave ed anche annunciare che è morto qualcuno.
E poi man mano che la conversazione si snoda si entra nel vivo delle cose. Con un semplice sguardo, intanto, colui che ti accoglie fa portare una ciotola di acqua fresca e poi intanto chi è in casa si attiva per prepararti qualcosa da mangiare. Quando è pronto ti presentano un piccolo catino di riso e un poco di salsa con qualche cucchiaio. E’ chiaro che chi accoglie mangia con l’ospite, IZAY IRAY VATSY IRAY AINA, chi mangia insieme è un’anima sola. A tua volta poi anche tu chiederai come stanno loro. Se è da molto che non ci si vede sarà l’occasione per sgranare tutte le notizie familiari dei mesi passati. Il viandante certo si fermerà un po’ di giorni ospite e sarà trattato con tutti i segni di rispetto e di attenzione. se poi chi arriva è FATI-DRA (LEGATO COL SANGUE) – e cioè se è legato non da vincoli di parentela, ma per aver fatto il rito dell’alleanza di sangue, dovrà considerarsi padrone di tutto ciò che si trova presso il suo ospite.
Ti ho nascosto un dettaglio: non è sotto il baobab che la gente si trova poiché il baobab, anche se pieno di foglie, non fa ombra; ma piuttosto sotto quei grandiosi tamarindi che fanno magari trenta metri d’ombra all’intorno del fusto, per cui se è necessario qualcuno, percuotendo forte un cerchione di ferro, darà il segnale a tutti quelli che lavorano dispersi nelle risaie di tornare al villaggio perché c’è qualcosa di importante.
Ci sarebbero molti altri dettagli da menzionare… Ma lo faremo semmai in seguito. Intanto qui sotto questa ombra ci potremo parlare, prendere qualche momento di silenzio, riposarci un po’ poi riprendere il nostro cammino che certo ci porta lontano… ma con la gioia di aver ritrovato un amico!
don Riccardo